Convegno sull'immigrazione: i media italiani non giovano all'integrazione
Clandestini: una parola che comunica allarme sociale e che pure è sempre più usata
dai media italiani, che ormai vi identificano tutta la vasta galassia dell’immigrazione.
Un linguaggio giornalistico che certo non giova all’integrazione. Se ne è parlato
ieri a Roma, in un convegno organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, dall’Associazione
Stampa Romana e dall'Unione Stampa Cattolica Lazio. Servizio di Francesca Sabatinelli:
Gli immigrati
in Italia, circa 4 milioni e mezzo di persone, non corrispondono affatto a quelli
presentati negli ultimi anni dalle migliaia di servizi televisivi, che li collegano
solo al problema di sicurezza. Ci sarebbe da raccontare molto altro della loro vita
italiana, ad esempio, della loro capacità imprenditoriale. L’immagine degli immigrati
la danno i giornalisti, spesso imprigionati in un linguaggio che sempre più vive sull’equazione
immigrazione-sicurezza e che continua a fare su di loro solo titoli di cronaca. I
media avrebbero potuto giovare all’integrazione, ma ciò non sta accadendo: questo
l’allarme lanciato ieri a Sant’Egidio. Mario Marazziti, portavoce
della Comunità:
“I media devono sapere anzitutto che c’è una pigrizia
mentale, dove si usa sempre uno stesso linguaggio. Si usa ormai solo una parola 'clandestino',
che rischia di dare allarme sociale, anche quando si parla di profughi, di rifugiati,
di richiedenti asilo, e devono sapere che questo può essere recepito male dalla popolazione,
perché in fondo crea ansia, paura e quindi c’è anche una responsabilità degli operatori
dell’informazione. Io credo e mi auguro che ci sia una reazione, perché si aiuti quello
che è la necessità dell’Italia e cioè di favorire l’integrazione sociale. O cambiamo
il modo di parlare sugli immigrati o questo diventa un danno per l’Italia”. Nel
2008 le associazione di categoria redassero la Carta di Roma, un Protocollo deontologico
sui richiedenti asilo, sui rifugiati, vittime della tratta e migranti. Un documento
importante per gli strumenti che offre, compreso un glossario, che però non prevede
sanzioni. Paolo Butturini dell’Associazione Stampa Romana:
“Non
sono previste pene e questo è certamente un aspetto che la dice lunga. Con l’immigrazione
è anche più facile: tu sei al riparo dal fatto che il cittadino venga a chiederti
conto di quello che hai scritto. Questo da un certo punto di vista dovrebbe indurre
ad essere anche più attenti, proprio perché si ha a che fare - come nel caso dei minori
- con persone che hanno diritti deboli e quindi dovrebbero essere ancor più tutelati”. E’
importante, quindi, per i giornalisti - è stato ripetuto - cercare, trovare e rendere
nota la positività legata al fenomeno dell’immigrazione e smetterla di cedere, così
come si è fatto negli ultimi anni, alla cornice interpretativa dell’emergenza.