Belgio: nota dei vescovi sul materiale ritrovato nell'arcivescovado di Malines
In merito alla notizia diffusa dal quotidiano belga “Het Laatste Nieuws” sul ritrovamento,
tra i documenti sequestrati lo scorso 24 giugno nell’arcivescovado di Malines, di
materiale relativo all'inchiesta sul caso Dutroux - noto come “il mostro di Marcinelle”
- il servizio stampa dei vescovi belgi “Cathobel” ha espresso il suo stupore, non
sapendo su quali elementi si basino queste informazioni. Il legale dell’arcivescovado,
Fernand Keuleneer, ha provveduto a trasmettere al tribunale una richiesta di chiarimenti.
In particolare si vuole sapere se le informazioni pubblicate da “Het Laatste Nieuws”
provengano dagli inquirenti e, se la risposta è affermativa, come mai siano state
rese pubbliche. Si vuole anche sapere se tali informazioni sono corrette e, in questo
caso, se i documenti in questione siano stati effettivamente trovati negli archivi,
dato che l’arcivescovado non ha ancora ricevuto un inventario dei documenti in possesso
della Giustizia. L’arcivescovado chiede quindi di conoscere l’identità della persona
da cui provengono questi documenti e di conoscere le modalità con cui sono stati ritrovati.
Finora l'arcidiocesi non ha ricevuto alcuna risposta. “In seguito ad una ricerca interna
– informa una nota - sono stati ritrovati non dei dossier cartacei, ma due Cd-Rom
inviati da terzi molto conosciuti sia dalla stampa che dall’arcivescovado”. “Questi
Cd-Rom – si legge ancora – furono ugualmente inviati, durante il caso Dutroux, ai
giornalisti giudiziari, ai politici e ad altre personalità del Paese. Non si tratta
dunque di un ritrovamento eccezionale”. Quindi, i vescovi belgi ribadiscono che “sarebbe
veramente riprovevole se un’informazione coperta dal segreto professionale ed istruttorio
fosse stata volontariamente comunicata alla stampa da persone coinvolte nell’inchiesta,
a scopo di provocare reazioni sensazionalistiche”. Infine la Conferenza episcopale
belga manifesta il desiderio di “collaborare correttamente con la giustizia” ed esprime
l’auspicio di “collaborare rispondendo alle domande degli investigatori, piuttosto
che reagendo agli articoli della stampa”. (I.P. e L.Z.)