Domani, il Papa benedirà la statua di Sant'Annibale di Francia situata in una delle
nicchie esterne della Basilica vaticana
Domani il Santo Padre Benedetto XVI alle 10.15, prima dell’udienza generale, benedirà
la statua di Sant’Annibale Maria Di Francia, dello scultore romano Giuseppe Ducrot,
posta nella prima nicchia esterna della Basilica di San Pietro, vicino all’Arco delle
Campane. Seguirà una concelebrazione eucaristica all’altare della Cattedra, presieduta
dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, alla presenza di una folta rappresentanza
di Rogazionisti e di Figlie del Divino Zelo, di cui Sant’Annibale Di Francia è fondatore.
Sull’evento padre Vito Magno ha chiesto al superiore generale dei Rogazionisti,
padre Giorgio Nalin, quali sono le caratteristiche della statua: R. – E’ una
statua sobria, classicheggiante, che ben si inquadra nella struttura architettonica
della basilica. Padre Annibale è rappresentato con in mano il libro del Vangelo, aperto
alla pagina del rogante.
D. – Perché merita una statua, Sant’Annibale
di Francia, a San Pietro?
R. – Anzitutto, è schierato nelle nicchie
dove ci sono diversi Santi fondatori, perché anch’egli ha fondato due Congregazioni
religiose. Poi, è stato, come lo ha definito il Papa nella canonizzazione, un maestro
della pastorale vocazionale che ha indicato nella preghiera il segreto per un’autentica
pastorale vocazionale. Ha poi insegnato anche a farsi vocazione, quindi in risposta
alla chiamata di Dio e ha insegnato ai suoi discepoli e alle sue discepole ad essere
attenti, soprattutto nella carità verso i piccoli e i poveri.
D. – E’
importante, dunque, questo monumento per i Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo...
R.
– Certamente, avere nel cuore della cristianità l’immagine del fondatore è un grande
dono che è fatto alla nostra opera. In qualche modo, è anche un segno del grande affetto
che padre Annibale ha sempre avuto per il Santo Padre e questo affetto e questa devozione
li ha insegnati anche ai suoi figli. Poi, in qualche modo, è anche un’immagine di
una tipologia particolare di santità, che è quella che lui ha espresso durante la
sua vita. E diremmo che la statua è un po’ un’icona del rogante, che adesso si trova
al centro della cristianità.
D. – Ma che sviluppo stanno avendo le opere
del Di Francia?
R. – Oggi, si stanno allargando un po’ in tutti i continenti,
sia da parte dei Rogazionisti che delle Figlie del Divino Zelo. L’incremento maggiore
avviene nei Paesi del Terzo Mondo, nei Paesi dell’Oriente, dove i Rogazionisti e le
Figlie del Divino Zelo sono presenti con attività pastorali, vocazionali, in maniera
particolare nell’editoria, nella diffusione della pastorale fondata sulla preghiera
e in moltissime opere di carità, in scuole, in attività per ragazzi in difficoltà,
in attività missionarie vere e proprie.
D. – Il Capitolo dei Rogazionisti
è appena iniziato: su quale argomento soprattutto si soffermerà?
R.
– Sul rinnovamento della sua norma di vita. Il Capitolo precedente aveva dato compito
alla Congregazione di rivedere insieme, con la collaborazione di tutti i confratelli,
la regola di vita della Congregazione. Il lavoro svolto in questi anni verrà esaminato,
approvato, modificato durante questo Capitolo. (Montaggio a cura di Maria
Brigini)