Il testo integrale del discorso del Papa ai giovani nella cattedrale di Sulmona
Cari giovani!
Prima di tutto voglio dirvi che sono
molto contento di incontrarvi! Ringrazio Dio per questa possibilità che mi offre di
rimanere un po’ con voi, come un padre di famiglia, insieme con il vostro Vescovo
e i vostri sacerdoti. Vi ringrazio per l’affetto che mi manifestate con tanto calore!
Ma vi ringrazio anche per ciò che mi avete detto, attraverso i vostri due “portavoce”,
Francesca e Cristian. Mi avete fatto delle domande, con molta franchezza, e, nello
stesso tempo, avete dimostrato di avere dei punti fermi, delle convinzioni. E questo
è molto importante. Siete ragazzi e ragazze che riflettono, che si interrogano, e
che hanno anche il senso della verità e del bene. Sapete, cioè, usare la mente ed
il cuore, e questo non è poco! Anzi, direi che è la cosa principale in questo mondo:
imparare a usare bene l’intelligenza e la sapienza che Dio ci ha donato! La gente
di questa vostra terra, in passato, non aveva molti mezzi per studiare, e nemmeno
per affermarsi nella società, ma possedeva ciò che rende veramente ricco un uomo e
una donna: la fede e i valori morali. E’ questo che costruisce le persone e la convivenza
civile!
Dalle vostre parole emergono due aspetti fondamentali:
uno positivo e uno negativo. L’aspetto positivo è dato dalla vostra visione cristiana
della vita, un’educazione che evidentemente avete ricevuto dai genitori, dai nonni,
dagli altri educatori: sacerdoti, insegnanti, catechisti. L’aspetto negativo sta nelle
ombre che oscurano il vostro orizzonte: sono problemi concreti, che rendono difficile
guardare al futuro con serenità e ottimismo; ma sono anche falsi valori e modelli
illusori, che vi vengono proposti e che promettono di riempire la vita, mentre invece
la svuotano. Cosa fare, allora, perché queste ombre non diventino troppo pesanti?
Anzitutto, vedo che siete giovani con una buona memoria! Sì, mi ha colpito il fatto
che abbiate riportato espressioni che ho pronunciato a Sydney, in Australia, durante
la Giornata Mondiale della Gioventù del 2008. E poi avete ricordato che le GMG sono
nate 25 anni fa. Ma soprattutto avete dimostrato di avere una vostra memoria storica
legata alla vostra terra: mi avete parlato di un personaggio nato otto secoli fa,
san Pietro Celestino V, e avete detto che lo considerate ancora molto attuale! Vedete,
cari amici, in questo modo, voi avete, come si usa dire, “una marcia in più”. Sì,
la memoria storica è veramente una “marcia in più” nella vita, perché senza memoria
non c’è futuro. Una volta si diceva che la storia è maestra di vita! La cultura consumistica
attuale tende invece ad appiattire l’uomo sul presente, a fargli perdere il senso
del passato, della storia; ma così facendo lo priva anche della capacità di comprendere
se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani. Quindi, cari giovani
e care giovani, voglio dirvi: il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la
storia e cerca di conoscerla.
Per questo vi ringrazio,
perché mi parlate di san Pietro del Morrone, Celestino V, e siete capaci di valorizzare
la sua esperienza oggi, in un mondo così diverso, ma proprio per questo bisognoso
di riscoprire alcune cose che valgono sempre, che sono perenni, ad esempio la capacità
di ascoltare Dio nel silenzio esteriore e soprattutto interiore. Poco fa mi avete
chiesto: come si può riconoscere la chiamata di Dio? Ebbene, il segreto della vocazione
sta nella capacità e nella gioia di distinguere, ascoltare e seguire la sua voce.
Ma per fare questo, è necessario abituare il nostro cuore a riconoscere il Signore,
a sentirlo come un Persona che mi è vicina e mi ama. Come ho detto questa mattina,
è importante imparare a vivere momenti di silenzio interiore nelle proprie giornate
per essere capaci di sentire la voce del Signore. State certi che se uno impara ad
ascoltare questa voce e a seguirla con generosità, non ha paura di nulla, sa e sente
che Dio è con lui, con lei, che è Amico, Padre e Fratello. Detto in una sola parola:
il segreto della vocazione sta nel rapporto con Dio, nella preghiera che cresce proprio
nel silenzio interiore, nella capacità di ascoltare che Dio è vicino. E questo è vero
sia prima della scelta, al momento, cioè, di decidere e di partire, sia dopo, se si
vuole essere fedeli e perseverare nel cammino. San Pietro Celestino è stato prima
di tutto questo: un uomo di ascolto, di silenzio interiore, un uomo di preghiera,
un uomo di Dio. Cari giovani: trovate sempre uno spazio nelle vostre giornate per
Dio, per ascoltarlo e parlargli!
E qui, vorrei dirvi
una seconda cosa: la vera preghiera non è affatto estranea alla realtà. Se pregare
vi alienasse, vi togliesse dalla vostra vita reale, state in guardia: non sarebbe
vera preghiera! Al contrario, il dialogo con Dio è garanzia di verità, di verità con
se stessi e con gli altri, e così di libertà. Stare con Dio, ascoltare la sua Parola,
nel Vangelo, nella liturgia della Chiesa, difende dagli abbagli dell’orgoglio e della
presunzione, dalle mode e dai conformismi, e dà la forza di essere veramente liberi,
anche da certe tentazioni mascherate da cose buone. Mi avete chiesto: come possiamo
essere “nel” mondo ma non “del” mondo? Vi rispondo: proprio grazie alla preghiera,
al contatto personale con Dio. Non si tratta di moltiplicare le parole –lo diceva
già Gesù –, ma di stare alla presenza di Dio, facendo proprie, nella mente e nel cuore,
le espressioni del “Padre Nostro”, che abbraccia tutti i problemi della nostra vita,
oppure adorando l’Eucaristia, meditando il Vangelo nella nostra stanza, o partecipando
con raccoglimento alla liturgia. Tutto questo non distoglie dalla vita, ma aiuta invece
ad essere veramente se stessi in ogni ambiente, fedeli alla voce di Dio che parla
alla coscienza, liberi dai condizionamenti del momento! Così fu per san Celestino
V: egli seppe agire secondo coscienza in obbedienza a Dio, e perciò senza paura e
con grande coraggio, anche nei momenti difficili, come quelli legati al suo breve
Pontificato, non temendo di perdere la propria dignità, ma sapendo che questa consiste
nell’essere nella verità. E il garante della verità è Dio. Chi segue Lui non ha paura
nemmeno di rinunciare a se stesso, alla sua propria idea, perché “chi ha Dio, nulla
gli manca”, come diceva santa Teresa d’Avila.
Cari amici!
La fede e la preghiera non risolvono i problemi, ma permettono di affrontarli con
una luce e una forza nuova, in modo degno dell’uomo, e anche in modo più sereno ed
efficace. Se guardiamo alla storia della Chiesa vedremo che è ricca di figure di Santi
e Beati che, proprio partendo da un intenso e costante dialogo con Dio, illuminati
dalla fede, hanno saputo trovare soluzioni creative, sempre nuove, per rispondere
a bisogni umani concreti in tutti i secoli: la salute, l’istruzione, il lavoro, eccetera.
La loro intraprendenza era animata dallo Spirito Santo e da un amore forte e generoso
per i fratelli, specialmente per quelli più deboli e svantaggiati. Cari giovani! Lasciatevi
conquistare totalmente da Cristo! Mettetevi anche voi, con decisione, sulla strada
della santità, cioè dall’essere in contatto, in conformità con Dio, – strada che è
aperta a tutti – perché questo vi farà diventare anche più creativi nel cercare soluzioni
ai problemi che incontrate, e nel cercarle insieme! Ecco un altro (segno) distintivo
del cristiano: non è mai un individualista. Forse voi mi direte: ma se guardiamo,
ad esempio, a san Pietro Celestino, nella scelta della vita eremitica non c’era forse
individualismo, fuga dalle responsabilità? Certo, questa tentazione esiste. Ma nelle
esperienze approvate dalla Chiesa, la vita solitaria di preghiera e di penitenza è
sempre al servizio della comunità, apre agli altri, non è mai in contrapposizione
ai bisogni della comunità. Gli eremi e i monasteri sono oasi e sorgenti di vita spirituale
da cui tutti possono attingere. Il monaco non vive per sé, ma per gli altri, ed è
per il bene della Chiesa e della società che coltiva la vita contemplativa, perché
la Chiesa e la società possano essere sempre irrigate da energie nuove, dall’azione
del Signore. Cari giovani! Amate le vostre Comunità cristiane, non abbiate paura di
impegnarvi a vivere insieme l’esperienza di fede! Vogliate bene alla Chiesa: vi ha
dato la fede, vi ha fatto conoscere Cristo! E vogliate bene al vostro Vescovo, ai
vostri Sacerdoti: con tutte le nostre debolezze, i sacerdoti :
sono presenze preziose nella vita!
Il giovane ricco
del Vangelo, dopo che Gesù gli propose di lasciare tutto e di seguirlo - come sappiamo
- se ne andò via triste, perché era troppo attaccato ai suoi beni (cfr Mt 19,22).
Invece in voi io leggo la gioia! E anche questo è un segno che siete cristiani: che
per voi Gesù Cristo vale molto, anche se è impegnativo seguirlo, vale più di qualunque
altra cosa. Avete creduto che Dio è la perla preziosa che dà valore a tutto il resto:
alla famiglia, allo studio, al lavoro, all’amore umano… alla vita stessa. Avete capito
che Dio non vi toglie nulla, ma vi dà il “centuplo” e rende eterna la vostra vita,
perché Dio è Amore infinito: l’unico che sazia il nostro cuore. Mi piace ricordare
l’esperienza di sant’Agostino, un giovane che ha cercato con grande difficoltà, a
lungo, al di fuori di Dio, qualcosa che saziasse la sua sete di verità e di felicità.
Ma alla fine di questo cammino di ricerca ha capito che il nostro cuore è senza pace
finché non trova Dio, finché non riposa in Lui (cfr Le Confessioni 1,1). Cari giovani!
Conservate il vostro entusiasmo, la vostra gioia, quella che nasce dall’aver incontrato
il Signore e sappiate comunicarla anche ai vostri amici, ai vostri coetanei! Ora devo
ripartire e debbo dirvi come mi dispiace lasciarvi! Con voi sento che la Chiesa è
giovane! Ma riparto contento, come un padre che è sereno perché ha visto che i figli
stanno crescendo e stanno crescendo bene. Camminate, cari ragazzi e care ragazze!
Camminate nella via del Vangelo; amate la Chiesa, nostra madre; siate semplici e puri
di cuore; siate miti e forti nella verità; siate umili e generosi. Vi affido tutti
ai vostri santi Patroni, a San Pietro Celestino e soprattutto alla Vergine Maria,
e con grande affetto vi benedico. Amen.