Giovanni Paolo II ai nuovi ambasciatori di Sierra Leone, Giamaica, India, Ghana, Norvegia,
Rwanda e Madagascar: senza la pace, non vi può essere autentico sviluppo degli individui,
delle famiglie, della società e dell'economia stessa
Venerdì 13 dicembre 2002
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI NUOVI AMBASCIATORI
IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE COLLETTIVA DELLE LETTERE CREDENZIALI
(Per
il discorso integrale rivolto singolarmente all'ambasciatore del Ghana vedi la versione
originale pubblicata in inglese)
I nuovi Ambasciatori sono: il Signor Fode
Maclean Dabor, Ambasciatore della Sierra Leone; la Signora Marcia Gilbert-Roberts,
Ambasciatrice della Giamaica; il Signor Praveen Lal Goyal, Ambasciatore dell'India;
il Signor Albert Owusu-Sarpong, Ambasciatore del Ghana; la Signora Helga Hernes, Ambasciatrice
di Norvegia; il Signor Emmanuel Kayitana Imanzi, Ambasciatore del Rwanda; ed il Signor
Jean-Pierre Razafy-Andriamihaingo, Ambasciatore del Madagascar.
Eccellenze,
1. È con piacere che vi accolgo in Vaticano in occasione della presentazione
delle Lettere che vi accreditano come Ambasciatori straordinari e plenipotenziari
dei vostri rispettivi Paesi: Sierra Leone (Fode Maclean Dabor), Giamaica, India, Ghana,
Norvegia, Rwanda (Emmanuel Kayitana Imanzi) e Madagascar (Jean-Pierre Razafy-Andriamihaingo).
Ringraziandovi per esservi fatti portavoce dei cordiali messaggi dei vostri Capi di
Stato, vi sarei grato se poteste trasmettere loro i miei rispettosi saluti e i miei
ferventi voti per la loro persona e per l'alta missione che svolgono al servizio di
tutti i loro concittadini. Per mezzo di voi, saluto cordialmente anche le Autorità
civili e religiose dei vostri Paese, come pure tutti i vostri concittadini, assicurandoli
della mia stima e della mia simpatia.
2. La pace è uno dei beni più preziosi
per le persone, per i popoli e per gli Stati. Come già sapete, voi che seguite attivamente
la vita internazionale, tutti gli uomini la desiderano ardentemente. Senza la pace,
non vi può essere autentico sviluppo degli individui, delle famiglie, della società
e dell'economia stessa. La pace è un dovere per tutti. Volere la pace non è un segno
di debolezza, bensì di forza. Essa si realizza nel rispetto dell'ordine internazionale
e del diritto internazionale, che devono essere le priorità di tutti coloro che sono
responsabili del destino delle Nazioni. Parimenti, è importante considerare il valore
fondamentale delle azioni comuni e multilaterali, per la risoluzione dei conflitti
nei diversi continenti.
3. Le miserie e le ingiustizie sono fonte di violenza
e contribuiscono al mantenimento e allo sviluppo di diversi conflitti locali o regionali.
Penso in particolare ai Paesi nei quali la carestia cresce in maniera endemica. La
comunità internazionale è chiamata a fare tutto il possibile affinché questi flagelli
possano essere poco a poco debellati, soprattutto con mezzi materiali e umani che
aiuteranno i popoli che ne hanno più bisogno. Un maggiore sostegno all'organizzazione
delle economie locali permetterebbe senza dubbio alle popolazioni autoctone di prendere
maggiormente in mano il loro futuro.
La povertà grava oggi in maniera allarmante
sul mondo, mettendo in pericolo gli equilibri politici, economici e sociali. Nello
spirito della Conferenza internazionale di Vienna del 1993 sui diritti umani, essa
è un attentato contro la dignità delle persone e dei popoli. Occorre riconoscere il
diritto di ognuno ad avere il necessario e a poter beneficiare di una parte della
ricchezza nazionale. Per mezzo di voi, Signori Ambasciatori, desidero lanciare ancora
una volta un pressante appello alla Comunità internazionale, affinché si riesamini,
al più presto, la duplice questione della ripartizione delle ricchezze del pianeta
e di un'assistenza tecnica e scientifica equa nei riguardi dei Paesi poveri, che costituiscono
un dovere per i Paesi ricchi. Il sostegno allo sviluppo di fatto passa attraverso
la formazione, in tutti gli ambiti, di responsabili locali che domani si preoccuperanno
del destino dei loro popoli, affinché questi ultimi possano beneficiare in maniera
più diretta delle materie prime e delle ricchezze estratte dal sottosuolo e di quelle
della terra.
È in questa prospettiva che la Chiesa cattolica desidera proseguire
la sua azione, nell'ambito diplomatico e con la sua presenza e vicinanza nei diversi
Paesi del mondo, impegnandosi per il rispetto delle persone e dei popoli, e per la
promozione di tutti, in particolare attraverso l'educazione integrale e le opere di
socializzazione.
4. Mentre comincia la vostra missione presso la Santa Sede,
vi porgo i miei cordiali auguri.
Invocando l'abbondanza delle Benedizioni
divine su di voi, come pure sulle vostre famiglie, sui vostri collaboratori e sulle
nazioni che rappresentate, chiedo all'Altissimo di colmarvi dei suoi doni.