2010-07-04 10:45:19

L'inferno di Port-au-Prince a sei mesi dal sisma e la solidarietà di chi non ha dimenticato Haiti


Anche se l’attenzione mediatica è drasticamente calata, la situazione ad Haiti - a sei mesi dal sisma che ha provocato 250 mila vittime - è in continuo peggioramento. Tendopoli, macerie e persistenti difficoltà nel distribuire gli aiuti umanitari continuano a segnare lo scenario del Paese caribico. E’ quanto denuncia da Port au Prince Valeria Lenner della Fondazione Rava - N.P.H Onlus, intervistata da Fabio Colagrande:RealAudioMP3  
R. – Adesso, la situazione sta ancora peggiorando. Infatti, Port-au-Prince è tutta una tendopoli, le persone continuano a vivere in questa situazione precaria tra le macerie. Il problema è che scarseggiano proprio gli aiuti umanitari e le condizioni igienico-sanitarie stanno peggiorando e purtroppo se ne parla sempre meno. Però, loro sono sempre qui e continuano ad aumentare gli abusi, i rapimenti, gli omicidi. Quindi, la situazione è veramente tragica.

D. – Questo nonostante l’enorme flusso di aiuti internazionali, la grande solidarietà da parte di tutto il mondo…

R. - Infatti, nonostante tutti gli aiuti, le persone vivono per la maggior parte all’interno di queste baraccopoli che si sono create dopo il terremoto e che, comunque, sono delle situazioni provvisorie che però a sei mesi dal terremoto continuano a rimanere e anzi ad aumentare.

D. – In questo momento, quale stato d’animo vedete tra la gente in questa condizione così tragica che continua a persistere?

R. – Sono una popolazione stupenda perché comunque sorridono, sono persone solari. Però, sono sicuramente provate, perché vivere all’interno delle baraccopoli ovviamente crea forti disagi. Infatti, immagino che ci saranno anche delle manifestazioni in breve.

D. – Cioè, dei movimenti popolari di protesta?

R. – Diciamo che adesso la situazione sembra un po’ meno tesa per lo svolgimento dei Mondiali di calcio, un fenomeno che, comunque, contribuisce a placare gli animi. Ma ormai gli aiuti umanitari iniziano anche a scarseggiare. E noi, insomma, noi siamo sempre qua.

D. – Riuscite a continuare anche il vostro lavoro, siete anche voi in difficoltà?

R. – Noi continuiamo, non ci siamo mai fermati. L’ospedale, da ospedale pediatrico si è aperto a tutti. Non abbiamo mai spesso la produzione di pane e adesso stiamo lavorando per avviare il pastificio che produrrà circa 2.500 pacchetti di pasta. Non é facile ad Haiti fare le cose, perché manca tutto. Lo sforzo dei volontari e lo sforzo delle persone che ci stanno vicine è davvero tanto.







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