L'inferno di Port-au-Prince a sei mesi dal sisma e la solidarietà di chi non ha dimenticato
Haiti
Anche se l’attenzione mediatica è drasticamente calata, la situazione ad Haiti - a
sei mesi dal sisma che ha provocato 250 mila vittime - è in continuo peggioramento.
Tendopoli, macerie e persistenti difficoltà nel distribuire gli aiuti umanitari continuano
a segnare lo scenario del Paese caribico. E’ quanto denuncia da Port au Prince Valeria
Lenner della Fondazione Rava - N.P.H Onlus, intervistata da Fabio Colagrande: R. – Adesso,
la situazione sta ancora peggiorando. Infatti, Port-au-Prince è tutta una tendopoli,
le persone continuano a vivere in questa situazione precaria tra le macerie. Il problema
è che scarseggiano proprio gli aiuti umanitari e le condizioni igienico-sanitarie
stanno peggiorando e purtroppo se ne parla sempre meno. Però, loro sono sempre qui
e continuano ad aumentare gli abusi, i rapimenti, gli omicidi. Quindi, la situazione
è veramente tragica.
D. – Questo nonostante l’enorme flusso di aiuti
internazionali, la grande solidarietà da parte di tutto il mondo…
R.
- Infatti, nonostante tutti gli aiuti, le persone vivono per la maggior parte all’interno
di queste baraccopoli che si sono create dopo il terremoto e che, comunque, sono delle
situazioni provvisorie che però a sei mesi dal terremoto continuano a rimanere e anzi
ad aumentare.
D. – In questo momento, quale stato d’animo vedete tra
la gente in questa condizione così tragica che continua a persistere?
R.
– Sono una popolazione stupenda perché comunque sorridono, sono persone solari. Però,
sono sicuramente provate, perché vivere all’interno delle baraccopoli ovviamente crea
forti disagi. Infatti, immagino che ci saranno anche delle manifestazioni in breve.
D. – Cioè, dei movimenti popolari di protesta?
R. – Diciamo
che adesso la situazione sembra un po’ meno tesa per lo svolgimento dei Mondiali di
calcio, un fenomeno che, comunque, contribuisce a placare gli animi. Ma ormai gli
aiuti umanitari iniziano anche a scarseggiare. E noi, insomma, noi siamo sempre qua.
D.
– Riuscite a continuare anche il vostro lavoro, siete anche voi in difficoltà?
R.
– Noi continuiamo, non ci siamo mai fermati. L’ospedale, da ospedale pediatrico si
è aperto a tutti. Non abbiamo mai spesso la produzione di pane e adesso stiamo lavorando
per avviare il pastificio che produrrà circa 2.500 pacchetti di pasta. Non é facile
ad Haiti fare le cose, perché manca tutto. Lo sforzo dei volontari e lo sforzo delle
persone che ci stanno vicine è davvero tanto.