2010-07-04 11:15:25

L'arcidiocesi di Arezzo risponde all'appello del patriarca di Gerusalemme: raccolti fondi per costruire case ai cristiani di Terra Santa


Sarà possibile costruire delle case per i cristiani in Terra Santa grazie all'arcidiocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, che ha raccolto oltre 80 mila euro mediante iniziative come la “Quaresima di carità”. Si tratta di un’iniziativa tesa a rispondere all’appello del patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, che aveva fatto richiesta d’aiuto alle Chiese d’Europa per costruire delle abitazioni per i cristiani di Terra Santa rimasti senza casa. Domani, i futuri sacerdoti di Terra Santa saranno accolti nel seminario di Arezzo dall’arcivescovo, Riccardo Fontana, che spiega nell’intervista di Carla Ferraro come arrivare ad una coesistenza pacifica in Terra Santa:RealAudioMP3  
R. – Ci deve essere una partecipazione di tutte le Chiese del mondo, delle Chiese diocesane, ad essere attente verso la terra di Gesù, quella che noi da sempre chiamiamo la Terra Santa. Per questa ragione, noi abbiamo avviato un percorso, insieme con il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twual, per fare un gemellaggio tra la Chiesa madre di Gerusalemme e la nostra antica chiesa. Vogliamo farci sensibili alle necessità dei fratelli, come appunto Paolo ci insegna, verso le necessità di Gerusalemme

D. – Nel concreto, in che modo la sua diocesi ha risposto all’appello del patriarca di Gerusalemme?

R . – Abbiamo aderito subito alla richiesta del patriarca di farci sensibili verso i poveri della nostra comunità cristiana, che vengono privati della loro casa nella città di Gerusalemme. Questo potrebbe essere molto pericoloso, perché si rischia di impoverire ancora di più la presenza di cristiani in Terra Santa, tanto cara al cuore del Papa, ricordata anche a Cipro.

D. – In una terra in cui è difficile ottenere permessi per nuove edificazioni, questo progetto può rappresentare una speranza per il futuro…

R. – Certamente sì. Ci sono già dei permessi di costruzione e alcune case sono già in esecuzione, e personalmente ho già avuto modo di vedere i lavori. Direi che si va avanti. Bisogna dire alle Chiese europee e del Nord America che con un piccolo impegno caritativo si possono dare gli strumenti alla Chiesa latina, a Gerusalemme, di accogliere i poveri, dare loro l’abitazione, che è il primo passo perché possano rimanere là.

D. – Questo si collega bene all’importanza di conservare una testimonianza cristiana nella terra dove è vissuto Gesù…

R. – Anche più di una testimonianza: noi abbiamo cittadinanza naturale a Gerusalemme. Io credo che bisognerà fare in modo di riaffermare questa importante dimensione.

D. – Tra gli obiettivi del progetto di gemellaggio c’è anche quello di garantire una borsa di studio a uno studente cristiano del Patriarcato latino perché sia accolto nello studentato della Cittadella della pace di Rondine…

R. – Voglio che ci sia un traino di carità nelle singole comunità. Non voglio chiudere l’operazione: non è un’operazione manageriale, è una storia di caritas. Una storia vissuta con la nostra gente. Questa è la via normale, cristiana, di fare le opere giuste.







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