I vescovi del Madagascar denunciano la crisi morale ed esortano alla conversione
Un augurio al Paese, affinché risolva la grave crisi politica e sociale che sta attraversando
nella dignità, che “richiede a tutti un impegno e una presa di responsabilità nella
saggezza e nella verità”: così i vescovi del Madagascar si sono rivolti ai cittadini
in occasione del 50.mo anniversario dell’indipendenza, festeggiato nei giorni scorsi.
“Riconoscere i propri torti e abbandonare l’egoismo” in modo che possa regnare la
giustizia: è questa l’esortazione alla conversione della Conferenza episcopale locale,
riportata dall’Osservatore Romano: rimettere al centro le relazioni umane e i valori
che conducono a realizzare il bene comune. Da oltre un anno, dalle dimissioni del
presidente, Marc Ravalomanana, seguite a un colpo di Stato, l’isola è sprofondata
nella crisi e nella lotta politica da cui non riesce a uscire. La Chiesa cattolica
non ha alcuna ambizione e “nessun progetto politico” da suggerire alle autorità, tuttavia
denuncia la deriva morale della società che ha perso di vista i valori fondamentali
come quello della “Fihavanana”: supremo insegnamento della cultura malgascia che s’incentra
proprio sulle relazioni sociali e il mutuo rispetto e soccorso, finalizzati al bene
comune. Della crisi, affermano i presuli, risentono anche le comunità religiose, le
cui “missioni non sono più visibili”. In Madagascar, su 20 milioni di abitanti, il
40 per cento sono cristiani, che vivono concentrati sul territorio dell’altopiano.
(R.B.)