Annuncio del Vangelo anche nella persecuzione e distacco dalle cose: il Papa a Sulmona
indica l’eredità di Celestino V
Coniugare radicalità evangelica e misericordia: è l’insegnamento di San Pietro Celestino
V che Benedetto XVI ha messo in luce da Sulmona, dove è arrivato stamane in elicottero,
accolto dal vescovo di Sulmona-Valva, mons. Angelo Spina, dal sottosegretario italiano
alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, rappresentante del governo italiano,
dall’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, e dalle locali
autorità civili e militari. Benedetto XVI ha sottolineato la “santità” del Papa eremita
e la sua “fecondità pastorale”. Lo ha fatto nella grande Piazza Garibaldi della cittadina
abruzzese, dove ha celebrato la Messa e ha recitato l’Angelus. La nostra inviata a
Sulmona, Fausta Speranza:
Sull’esempio
di Celestino V, Benedetto XVI invita tutti a una vita sobria “per conservare più liberi
la mente e il cuore”. Alla Chiesa chiede l’annuncio coraggioso del Vangelo “anche
nei momenti di persecuzione” e chiede il “distacco dalle preoccupazioni per le cose”: “L’annuncio
sereno, chiaro e coraggioso del messaggio evangelico – anche nei momenti di persecuzione
– senza cedere né al fascino della moda, né a quello della violenza o dell’imposizione;
il distacco dalle preoccupazioni per le cose – il denaro e il vestito – confidando
nella Provvidenza del Padre; l’attenzione e cura in particolare verso i malati nel
corpo e nello spirito. Queste furono anche le caratteristiche del breve e sofferto
pontificato di Celestino V e queste sono le caratteristiche dell’attività missionaria
della Chiesa in ogni epoca”.
Alla cittadina che non ha pianto la
perdita di vite umane per il terribile terremoto che ha colpito l’Abruzzo un anno
fa, ma che certamente ha vissuto paure e difficoltà concrete, il Papa dice: “Sono
venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni”:
“So
bene che anche a Sulmona non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni: penso,
in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà,
a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza
fisica e morale e – come ha ricordato il Vescovo –
del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009”.
Benedetto
XVI assicura preghiere e fa una raccomandazione: perseverate “nella testimonianza
di valori umani e cristiani” che – ricorda – sono profondamente radicati nella fede
e nella storia di questo territorio”. Del territorio il Papa parla per sottolineare
la bellezza del paesaggio e per ricordare che alcune località sono strettamente legate
alla figura di Pietro da Morrone. L’eremita, divenuto Papa con il nome di Celestino
V in un momento in cui la Chiesa scriveva anche pagine buie della sua storia, rinuncia
dopo 5 mesi di Pontificato, viene imprigionato e muore dopo due anni. Benedetto XVI
ricorda il Monte Morrone, dove “Pietro condusse per molto tempo vita eremitica”, l’Eremo
di Sant’Onofrio dove lo raggiunse la notizia della sua elezione, l’Abbazia di Santo
Spirito dove Celestino V consacrò l’altare maggiore, dopo l’incoronazione avvenuta
nella Basilica di Collemaggio a L’Aquila. E qui il Papa tiene a ricordare che circa
un anno fa, dopo il terremoto, si è recato in quella Basilica che normalmente conserva
le spoglie di Celestino V e ha lasciato il pallio ricevuto all’inizio del suo Pontificato.
Benedetto XVI ricorda che oggi, a 800 anni dalla nascita dell’eremita,
è stato indetto l’Anno giubilare celestiniano che si concluderà ad agosto. Celestino
V – sottolinea – rimane nella storia “per le note vicende del suo tempo e del suo
Pontificato e, soprattutto, per la sua santità”. “La santità – dice –
non passa mai di moda”: “La santità, infatti, non perde mai
la propria forza attrattiva, non cade nell’oblio, non passa mai di moda, anzi, col
trascorrere del tempo, risplende con sempre maggiore luminosità, esprimendo la perenne
tensione dell’uomo versoDio”.
Benedetto XVI
definisce Celestino V un “cercatore di Dio”, capace di silenzio. E’ proprio nel silenzio
– spiega – che riesce a percepire la voce di Dio, capace di orientare la sua
vita.Il Papa sottolinea quanto sia importante riflettere su
questo nella nostra società in cui “ogni spazio, ogni momento sembra debba essere
“riempito” da iniziative, da attività, da suoni”. “Spesso - aggiunge - non c’è il
tempo neppure per ascoltare e per dialogare”.Da qui l’incoraggiamento del
Papa:
“Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di
noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche quella
di chi ci sta accanto, degli altri”.
E un altro insegnamento fondamentale
di Celestino V, afferma Benedetto XVI, è che tutto “l’essenziale della nostra esistenza”
è dono di Dio: “Dio ci anticipa sempre e in ogni singola
vita c’è del bello e del buono che noi possiamo riconoscere facilmente come sua grazia,
come raggio di luce della sua bontà”.
Tra le problematiche messe
in evidenza nei saluti rivolti al Papa c’è anche la difesa del territorio: si è accennato
a costruzioni che potrebbero deturpare e alla preoccupante prospettiva della privatizzazione
dell’acqua. Il Papa esprime apprezzamento per l’impegno della Chiesa locale “per la
promozione del bene comune e della salvaguardia del creato”: “Vi
incoraggio in questo vostro sforzo, esortando tutti a sentirsi responsabili del proprio
futuro, come pure di quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione,
frutto e segno dell’Amore di Dio”. Al centro della vita
di Celestino V ci fu Cristo, ci fu la Croce. La Croce – afferma Benedetto XVI – diede
al Santo “la chiara coscienza del peccato” e “l’altrettanto chiara coscienza dell’infinita
misericordia di Dio”. Per questo pensò la particolare indulgenza della Perdonanza.
E qui il Papa sottolinea il ruolo dei sacerdoti:
“Desidero esortare
i sacerdoti a farsi testimoni chiari e credibili della buona notizia della riconciliazione
con Dio, aiutando l’uomo d’oggi a recuperare il senso del peccato e del perdono di
Dio”.
Dalla città di Sulmona, al momento dell'Angelus, Benedetto
XVI chiede alla Chiesa di saper guidare chi cerca Dio:
“Fedele all’eredità
di san Pietro Celestino, sappia comporre la radicalità evangelica e la misericordia,
perchè tutti coloro che cercano Dio lo possano trovare”.
A
tutti l’invito a una vita semplice e umile, alla ricerca di ciò che è veramente essenziale”:
“Anche
noi, che viviamo in un’epoca di maggiori comodità e possibilità, siamo chiamati ad
apprezzare uno stile di vita sobrio, per conservare più liberi la mente e il cuore
e per poter condividere i beni con i fratelli”. Ora Benedetto
XVI si trova nel Centro diocesano dove, più tardi, inaugurerà gli spazi dedicati a
sacerdoti malati e anziani. E dove riceverà la delegazione della Casa di reclusione
di Sulmona. Poi si sposterà nella Cattedrale di San Panfilo, dove sono conservate
in questo anno giubilare celestiniano le spoglie del Papa eremita e dove incontrerà
i giovani della città. Tra quelli che erano in piazza, alla fine della celebrazione
e della preghiera mariana abbiamo incontrato Flavia: le abbiamo
chiesto che cosa pensi dell’invito del Papa al silenzio: R.
– E’ stato bello ed emozionante. C’era tanta gente. Noi giovani siamo stati tutti
partecipi e attenti al discorso. Dobbiamo cercare di soffermarci di più a pensare,
a riflettere.
D. – Che significa fare silenzio Flavia,
secondo te?
R. – Riflettere, pensare di più, non
soffermarci sempre sulle cose più superflue e superficiali, concentrarsi di più sulle
cose belle della vita, le cose importanti e nient’altro.
D.
– A conclusione della Messa del Papa e dell’Angelus, qui a Sulmona, restano le parole
di Benedetto XVI, che ha ricordato che Celestino V insegna a coniugare coscienza del
peccato e coscienza della misericordia...
R. – E’
importante saperlo ed è importante poi non ripetere gli stessi errori del passato,
ma guardare a quelli, averli come esempio e cercare di non ripeterli, per stare bene
con la coscienza e per dare poi esempio positivo in futuro agli altri. Quindi, sicuramente
è giusto.
D. – Flavia, vivete qui a Sulmona all’ombra
del monte Morrone. In questo anno giubilare la figura di Celestino V, per te, per
esempio, che sei molto giovane, è stata un’occasione di riscoperta?
R.
– Sì, sicuramente, di riscoperta, ma anche di pensiero, di riflessione e ne siamo
contenti. E’ stato anche uno dei motivi per cui oggi abbiamo avuto il Papa qui. Quindi,
senz’altro, sicuramente, gli siamo riconoscenti.