2010-07-04 11:52:18

A Roma la terza edizione del Senza Frontiere Film festival: pellicole e documentari sul valore della fraternità e contro i pregiudizi


Ritorna a Roma per la terza edizione il Senza Frontiere Film Festival – Without Borders: dal 7 al 9 luglio, alla Casa del Cinema, verranno proposte opere selezionate da cinematografie di ogni parte del mondo con l’obiettivo di mostrare come esistano valori e speranze che superano i confini politici, etnici, sociali e culturali che ci dividono. Il servizio di Luca Pellegrini.RealAudioMP3  
Al di là della paura, del pregiudizio e dell’ignoranza: ecco una serie di film e documentari che raccontano come esistano tanti silenziosi operai di pace e testimoni di umanità. Ecco una serie di film che ci aiutano a avere speranza, la speranza in un futuro di condivisione e di pace. Un cinema fatto di racconti, di memorie, di metafore, di esplorazione dell’esistente, di documentazione storica e di visioni utopiche. Una ricerca di temi e titoli che ha coinvolto in prima persona Fiamma Arditi, direttore artistico del festival, alla quale abbiamo chiesto che cosa significhi per lei un cinema capace di raccontare un mondo senza frontiere.


R. - Tre anni fa, dopo aver visto al Lincoln Center di New York un film che si chiamava “Knowledge is the beginning” sulla West-eastern Divan Orchestra, fondata da Daniel Barenboim ed Edward Said dieci anni fa - orchestra composta da giovani musicisti palestinesi, israeliani, siriani, libanesi, che dimostrano con la loro vita che ce la possiamo fare ad andare avanti insieme - quando sono uscita da quella sala cinematografica ho detto: dobbiamo raccontarlo, dobbiamo farlo sapere a tutti che ce la possiamo fare". Ed è cominciata questa avventura di un Film Festival. Direi si tratti proprio un’esperienza di vita, perchè strada facendo, nella selezione di questi film, nella ricerca degli artsiti, abbiamo incontrato delle persone straordinarie che lavorano in silenzio per raccontare come possiamo andare avanti con gli altri, perchè gli altri in realtà siamo noi e noi siamo gli altri. E allora abbiamo cercato film che raccontassero storie di vita di persone come noi e di non persone straordinarie: persone come noi che vanno avanti con altri diversi da loro.


D. - Acqua, apartheid nel Paese che accoglie quest’anno i Mondiali di calcio, Haiti e le sofferenze del post-terremoto: che cosa accomuna questi tre temi scelti dal Festival?

R. - Oltre a questi film, che hanno tutti una finestra aperta sul domani o un raggio di luce che ci dice “sì, la situazione è tragica, però ne possiamo uscire insieme”. Considerato che la situazione economica in Italia, come nel mondo, è così difficile - e i soldi delle istituzioni, che dovrebbero sostenere progetti umanitari, progetti culturali, non ci sono - devo dire che abbiamo avuto la fortuna e la gioia di incontrare sul nostro percorso, quest’anno, delle aziende private che credono nell’altro, che credono che il mondo non finisca in Italia, ma continui in questa sfera che ci appartiene e appartiene ad ognuno di noi. Una cosa molto importante, perché il nostro mondo non è fatto soltanto da noi, che siamo piccole briciole senza nessun potere, ma a partire da noi e dall’alto, dove ci sono aziende con esseri umani sensibili ai temi dell’altro, ai temi che sono vitali nel nostro mondo oggi.







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