Strage nella RD Congo: camion cisterna esplode, oltre 200 morti
E’ salito ad oltre 200 vittime – tra cui decine di bambini - il bilancio dell’esplosione
di un camion cisterna carico di carburante, ieri a Sange, un villaggio della Repubblica
Democratica del Congo. La tragedia è avvenuta nella provincia orientale del Sud Kivu,
non lontano dal confine col Burundi, mentre la maggior parte degli abitanti seguiva
le partite di calcio del Mondiale in Sudafrica. La zona è stata teatro, negli anni,
di una sanguinosa guerra civile. Ce ne parla il padre saveriano Katindi Ramazani,
congolese del Sud Kivu, intervistato da Giada Aquilino: R. - La provincia
del Sud Kivu è al confine con il Burundi, proprio all’estremo est della Repubblica
Democratica del Congo, ed è a duemila chilometri da Kinshasa. Nella zona la popolazione
vive soprattutto di agricoltura. E Sange è un Paese che produce molto in ambito agricolo:
frutta, patate americane e riso. E’ un punto di riferimento per i prodotti alimentari,
per quelle macchine che transitano sulla strada da Uvira a Bukavu: molte auto, infatti,
si fermano lì per fare le provviste.
D. - Secondo le prime informazioni,
l’esplosione a Sange è avvenuta mentre alcune persone cercavano di prelevare del carburante
dal mezzo rovesciato…
R. - E’ vero che la gente cercava di prendere
un po’ di carburante dalla cisterna del camion che si era rovesciato. Bisogna aggiungere,
però, che la maggioranza della gente che era lì sul posto, da quello che sappiamo,
e stava guardando le partite di calcio del Mondiale in Sudafrica. Molto probabilmente
il camion si è rovesciato, la benzina è venuta fuori e la gente ha cominciato a prenderla
per poi rivenderla: lungo la strada tra Bukavu e Uvira, ci sono persone che vendono
la benzina. Ma ripeto: la maggioranza di quelle persone guardava la partita.
D.
- Il Sud Kivu, insieme al Nord Kivu, è una delle zone più instabili del Congo per
la presenza di numerosi gruppi armati che si fronteggiano da tempo. C’è stata nella
zona una sanguinosa guerra. La situazione ora com’è?
R. - Apparentemente
c’è una sorta di tranquillità, ma forse ci dovrebbero essere più segni di vera pace.
D.
- Cosa rimane di quella guerra?
R. - Molte persone sono traumatizzate
e poi ci sono povertà e miseria. Se non ci fossero state queste guerre il Paese avrebbe
fatto dei grandi passi in avanti.
D. - La Chiesa com’è impegnata nella
ricostruzione?
R. - La Chiesa, prima, dopo e anche durante la guerra,
si è sempre impegnata a denunciare le ingiustizie e anche tutti i pensieri di chi
“metteva olio sul fuoco”. La Chiesa ha sempre accompagnato il popolo e chiesto aiuti
all’estero e sul posto. Ritengo che la nostra Chiesa del Congo sia rimasta molto accanto
alla gente.
D. - Quale è la sua speranza e dei missionari saveriani,
che sono presenti numerosi in Congo?
R. – E’ riposta nel popolo congolese.
E’ un popolo che si dà da fare e che, soprattutto, è animato da una grande speranza.