Iraq: in un anno in calo le vittime. Per mons. Warduni la Chiesa è sempre viva
Secondo una statistica trasmessa dai ministeri della Difesa, della Salute e dell’Interno,
si registra in Iraq un calo del numero d’iracheni uccisi per la violenza, ponendo
a confronto il trascorso mese di giugno in cui ne risultano 284 – di cui 204 civili,
50 poliziotti e 30 militari – rispetto ai 437 dello stesso mese del 2009. Anche i
feriti sono in calo: 610 a giugno 2010 rispetto ai 718 di maggio. Solo i militari
Usa uccisi risultano, dal 2003 ad oggi, 4409. “Funzionari americani e iracheni – informa
l’agenzia Sir – hanno messo in guardia contro i pericoli di una recrudescenza della
violenza se i negoziati per la formazione di un nuovo governo dovessero trascinarsi
ancora troppo a lungo dando ai gruppi ribelli la possibilità di destabilizzare il
Paese”. Seppure la violenza in Iraq produca meno vittime, gli attentati continuano
ad esserci e a far sì che gli abitanti vivano con il timore di un’autobomba o di un
kamikaze che si faccia saltare in aria. È quanto rende noto il vicario patriarcale
caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni. “Occorre vigilare – esorta il presule -
e soprattutto lavorare alacremente per formare un nuovo governo, forte, sostenuto
da tutti gli iracheni che sono stanchi di questa vita arrivando ad avere paura del
futuro. E questo non è concepibile, bisogna vivere nella speranza di ricostruire l’Iraq”.
Un’impresa questa non facile, cui le comunità cristiane tengono conto di non far mancare
il loro contributo pieno di speranza, pur tra tante sofferenze. “La Chiesa irachena
è viva come testimoniano le suore caldee che domani a Karamles prenderanno i voti
solenni e l’ordinazione episcopale del nuovo vescovo di Erbil, mons. Bashar Warda”.
(C.F.)