Il dicastero per la Pastorale dei Migranti ai giovani europei del Secis: fede
e scienza entrambe utili alla ricerca della Verità
I linguaggi della fede e della scienza rappresentano, per gli studenti di tutto il
mondo, una sfida all’interno della società di mercato. Non è solo il tema dell’annuale
incontro del Servizio delle Chiese europee per gli studenti internazionali (Secis),
ma anche il cuore della missione pastorale della Chiesa all’interno delle università.
Così scrive il Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e gli Itineranti
nella lettera inviata in occasione della riunione del Secis che si svolgerà dall’8
al 10 luglio a Namur, in Belgio. Il servizio di Roberta Barbi:
È un
periodo molto interessante per lo sviluppo dell’educazione universitaria – scrivono
il presidente e il segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti
e degli Itineranti, gli arcivescovi Antonio Maria Vegliò e Agostino Marchetto – in
cui lo sviluppo dei finanziamenti e del sistema delle borse di studio anche nei Paesi
poveri ha accresciuto la mobilità degli studenti in Europa e fuori: se oggi se ne
contano 3 milioni, si stima che nel 2025 saranno oltre 7. La proposta pastorale offerta
agli studenti stranieri in Europa apre la questione del rapporto tra fede e ragione
e della formazione dei giovani adulti. Il rapporto tra fede e ragione, ricordano i
presuli, è stato al centro dell’Enciclica di Giovanni Paolo II Fides et ratio,
nella quale il Pontefice spiegava che si poteva arrivare alla Verità solo coniugandole:
l’assenza di una delle due diminuisce, infatti, la capacità umana di conoscere se
stessi, il mondo e anche Dio. La ragione umana, scriveva il Papa, cerca la Verità,
ma la Verità ultima sul significato della vita non può essere raggiunta con la sola
ragione: la ricerca della conoscenza, la ricerca del senso della vita, è essenzialmente
la ricerca di Dio ed è ispirata dallo Spirito Santo.
Anche
Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza dell’educazione dei giovani e degli scambi
scientifici e culturali tra le università: nell’enciclica Caritas in Veritate
richiama l’urgente necessità di formare una nuova visione umanistica, intesa come
dialogo fruttuoso tra la fede e la ragione, che non può che rendere il lavoro della
Carità più efficace all’interno della società. Infatti, è solo attraverso il dialogo
tra i linguaggi della scienza e della fede che si può arrivare alla Verità. Il pericolo
per l’educazione è, dunque, di essere ridotta a mero funzionalismo, piuttosto che
essere ricerca della verità. “Il dialogo fra fede e ragione, religione e scienza,
offre non solo la possibilità di mostrare all’uomo di oggi, in modo più efficace e
convincente, la ragionevolezza della fede in Dio – scrive Benedetto XVI – ma altresì
di mostrare che in Gesù Cristo risiede il compimento definitivo di ogni autentica
aspirazione umana. In questo senso, un serio sforzo evangelizzatore non può ignorare
gli interrogativi che sorgono anche dalle odierne scoperte scientifiche e istanze
filosofiche”.