2010-07-02 14:39:24

Il cardinale Kasper si racconta dopo nove anni alla guida del dicastero per l'Unità dei Cristiani: compiuti passi importanti verso la piena comunione


Per oltre nove anni, ha ricoperto l’incarico di presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Ora, a 78 anni, il cardinale Walter Kasper lascia l’incarico all’arcivescovo svizzero, Kurt Koch, nominato ieri come nuovo capo dicastero da Benedetto XVI. Per il cardinale Kasper è tempo di bilanci per un lungo servizio che, spiega al microfono di Luca Collodi, lo ha reso testimone dei grandi passi compiuti dall’ecumenismo postconciliare:RealAudioMP3  
R. - Io lascio questo ufficio con grande gratitudine, perché ho potuto lavorare in un cantiere che riguarda il futuro della Chiesa, secondo il mandato di Cristo. Dal Concilio Vaticano II abbiamo fatto passi avanti e penso che i passi più importanti siano stati quelli per una rete di rapporti umani e cristiani. Questo conta anche per il futuro.

D. - Quanto conta il rapporto umano tra i cristiani, per arrivare all’unità?

R. - Nel Nuovo Testamento, i cristiani sono definiti come amici. Questo è importante: fare amicizia, la fiducia, la collaborazione. Non è importante solo dialogare nel senso stretto e accademico, ma dialogare parlando, mangiando insieme, in uno scambio di esperienze. Questo aiuta molto: il fatto che ci riconosciamo gli uni con gli altri come cristiani che sono in cammino. Io ho trovato molta nostalgia per l’unità. Sì, dobbiamo farlo nella verità, questo è chiaro, non possiamo ignorare i problemi che esistono. Tramite i rapporti con Roma lavora anche lo Spirito Santo: è Lui il vero agente dell’ecumenismo.

D. - Il rapporto con il mondo ortodosso sembra avanzato…

R. - Io penso che la via sarà lunga, secondo i calcoli umani, ma abbiamo fatto passi importanti, abbiamo ristabilito la fiducia. Se ricordiamo i funerali di Giovanni Paolo II: quando mai è avvenuto che tutti i capi delle altre Chiese, soprattutto delle Chiese orientali, fossero presenti per un tale evento? E lo stesso si è ripetuto per l’intronizzazione di Benedetto XVI. Questo è il segno che le Chiese si sono avvicinate, ma hanno ancora del cammino da fare.

D. - Con il mondo protestante a che punto siamo?

R. - In fondo, è la stessa cosa. Abbiamo ottimi rapporti anche con i protestanti, non soltanto i luterani, e gli anglicani, ma anche con le Chiese libere, con alcuni pentecostali. E per quanto riguarda la differenza dogmatica più grande con i protestanti, abbiamo superato soprattutto la controversia più dura e forte: nel XVI secolo, la giustificazione. Adesso stiamo dialogando sul tema della Chiesa. Qui ci sono ancora delle difficoltà e delle differenze importanti.

D. - Un viaggio di un Papa a Mosca è più vicino oggi rispetto al passato?

R. - Non parlo di un viaggio del Papa a Mosca, e neppure di un viaggio del Patriarca di Russia a Roma. Sono molti i luoghi terzi dove si possono incontrare. Penso, però, che un tale incontro sia più vicino. Così, possiamo andare avanti. Abbiamo già molto migliorato i rapporti con la Russia, perché è una grande Chiesa con una ricchissima tradizione ed è molto importante anche per la nostra Europa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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