Dopodomani la visita di Benedetto XVI a Sulmona. Tra gli appuntamenti, l'incontro
con i detenuti. Intervista con il cappellano del carcere, padre Messori
Domenica prossima, Benedetto XVI si recherà nella città abruzzese di Sulmona, per
una visita di una giornata che sarà densa di appuntamenti e di significati. Il servizio
della nostra inviata, Fausta Speranza:
Momenti
centrali della visita del Papa a Sulmona saranno la Messa in Piazza Garibaldi, l’omaggio
alle spoglie di Santo Pietro Celestino V nell’Anno giubilare celestiniano, l’incontro
con i giovani e quello con una delegazione del carcere di Sulmona. Momenti diversi
che si nutrono della realtà di questa cittadina che da settembre scorso conserva nella
sua cattedrale le spoglie del Papa eremita. Circa 700 anni fa, dopo cinque mesi di
Pontificato, infatti, Celestino V rinunciava all’impegno sentendo di non poterlo conciliare
con le sue scelte di umiltà e di eremo. Sono diversi i luoghi di culto legati a Celestino
V in questa zona. Primo fra tutti, l’eremo conosciuto come “Eremo di Morrore”: prima
di diventare Papa, l’eremita era conosciuto proprio come Pietro da Morrone. L’eremo,
che prima era solo una grotta, è a poca distanza dal centro della città di Sulmona
ma è ancora più vicino al carcere. Una costruzione moderna che colpisce arrivando
dall’autostrada. Dalle finestre del carcere, in mezzo al verde della collina cattura
subito lo sguardo. Vicino ad una di queste finestre, all’interno del carcere, abbiamo
incontrato il direttore, Sergio Romice, che ci ha confidato l’emozione per il prossimo
incontro con Benedetto XVI, ma non se l’è sentita di parlare ai nostri microfoni.
Vicino ad un’altra finestra, sempre con lo sguardo all’eremo, abbiamo incontrato padre
Franco Messori, cappellano della casa di reclusione:
R.
- Quando i detenuti vanno a passeggio vedono questa costruzione ed una delle domande
che mi hanno fatto fin dall’inizio è: “Che cos’è questa casetta?”. Così ho la possibilità
di spiegare qualcosa di San Celestino V.
D. - Oggi è una casetta, prima
era una grotta. La spiritualità di Celestino V per questi carcerati?
R.
- Parlare di spiritualità per i carcerati mi sembra veramente una sfida eccessiva,
tuttavia è vero che recentemente il vescovo ha prodotto diversi scritti su San Pietro
Celestino, delle riflessioni più che una documentazione, per aiutare la preparazione
a questo centenario. C’è stato qualche detenuto che li ha letti volentieri. In particolare,
ricordo un detenuto che mi ha detto che si ritrovava tanto in questo spirito di solitudine,
di ricerca di Dio nella solitudine.
D. - Questo carcere è detto il “supercarcere”,
all'interno del quale si sono purtroppo consumati anche alcuni suicidi. E’ noto perché
ci sono carcerati ad alta vigilanza, presenze di mafia, lunghe detenzioni. Una realtà,
dunque, difficile, di mancanza di libertà. Il vicario di Cristo porta la libertà di
Cristo nell’incontro con la delegazione di questo carcere…
R. - L’incontro
con il Santo Padre è un incontro quasi simbolico, perché saranno soltanto cinque detenuti,
alcuni agenti, il direttore del carcere e il comandante degli agenti. E’, dunque,
simbolico. Tuttavia ha un suo valore di annuncio di una salvezza che è per tutti e
che la libertà è Gesù Cristo. In fondo, quello che è anche il compito del cappellano
è annunciare a chi cerca la libertà che è Gesù Cristo che dà la libertà, anche se
si è dentro al carcere, anche se la giustizia ritiene che uno debba stare lì. Ci si
può stare, ma in libertà interiore.
D. - Una sfida grande e difficile
per chi comunque vive l’oggi e in questo mondo?
R. - Indubbiamente,
soprattutto per quelli che hanno una condanna all’ergastolo. Questo sentire parlare
di libertà, in senso spirituale, non basta per loro. Ad alcuni che mi hanno posto
la questione, ho dato risposta dicendo che comunque la legislazione prevede la possibilità
anche per gli ergastolani della semilibertà e quindi la possibilità di arrivare a
una liberazione più completa, pur rimanendo con una condanna all’ergastolo, e di poter
vivere un'esperienza di libertà se hanno un ripensamento, se hanno manifestazione
di prendere le distanze dal motivo per cui sono stati condannati all’ergastolo.