2010-07-02 14:52:52

A settembre la riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il prefetto, mons. Pasini: “Segno dell’universalità della cultura”


C’è grande attesa per la riapertura, dopo accurati lavori di ristrutturazione, della Biblioteca Apostolica vaticana, che avverrà il 20 settembre prossimo. Il prefetto, mons. Cesare Pasini, nella consueta newsletter indirizzata agli oltre 15.300 iscritti una sorta di “piccola città accomunata dalla cultura” annuncia le novità che li attendono. Innanzitutto, novità informatiche: la nuova tessera elettronica per l’identificazione che sarà distribuita a partire dal primo settembre, e la possibilità di collegarsi alla rete wireless direttamente dalla propria postazione, per consultare cataloghi sul web e database. On line si potranno trovare la lista dei manoscritti e dei fondi stampati non disponibili, informazioni che verranno inviate anche per posta elettronica.


Nella newsletter, mons. Pasini riferisce anche di importanti appuntamenti che hanno visto protagonista, nei mesi scorsi, la Biblioteca: il 29 aprile, ad esempio, in occasione del concerto offerto nell’Aula Paolo VI dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stata presentata a Papa Benedetto XVI l’edizione anastatica dell’incunabolo vaticano del "De Europa" di Enea Silvio Piccolomini, realizzata dall’editore Magnus in collaborazione con la Biblioteca Vaticana. Il 9 giugno scorso, poi, la Biblioteca Apostolica, con la sua Sala di consultazione dei manoscritti, è stata presentata alla XXII International Advisory Committee of Keepers of Public Collections of grafic art. Il 24 giugno, inoltre, mons. Pasini ha partecipato personalmente a Londra all’inaugurazione della mostra "Illumination-Hebrew treausures from the Vatican and Major British collections", in occasione della riapertura del Jewish Museum, che ospita il più antico Codice ebraico, risalente al IX secolo e proveniente dalla Biblioteca Apostolica. “Ogni collegamento e collaborazione – scrive il Prefetto della Biblioteca Apostolica – viene da noi vissuto come ulteriore segno concreto dell’universalità condivisa della cultura”. (A cura di Roberta Barbi)







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