Il Papa nomina mons. Kurt Koch presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei
Cristiani al posto dell'uscente cardinale Walter Kasper
Un’altra atteso cambio della guardia al vertice di un dicastero vaticano è stato ufficializzato
oggi da Benedetto XVI. Il Papa ha accolto la rinuncia, presentata per raggiunti limiti
di età, dal cardinale Walter Kasper in qualità di presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, ed ha nominato a succedergli il vescovo
di Basilea, mons. Kurt Koch, elevato alla dignità di arcivescovo. Il presule,
60 anni, è originario del Cantone svizzero di Lucerna. Ha studiato teologia all’Università
di Lucerna nonché alla Ludwig Maximilian Universität di Monaco di Baviera e più tardi
è stato docente di Dogmatica e Scienza della liturgia presso la Facoltà teologica
dell’Università di Lucerna. Dal 2002, mons. Koch è membro del Pontificio Consiglio
per la promozione dell’unità dei cristiani, e dal 2007 al 2009 è stato presidente
della Conferenza episcopale elvetica. Proprio i presuli elvetici hanno espresso in
un comunicato la soddisfazione il nuovo incarico di mons. Koch, evidenziandone le
“eccezionali capacità teologiche e le eccellenti conoscenze nelle relazioni ecumeniche,
nelle questioni sociali e nel rapporto tra Stato e Chiesa”. Mario Galgano,
della sezione tedesca della nostra emittente, ha intervistato il nuovo capo dicastero:
R.
– Per me è un grande onore essere stato nominato dal Santo Padre in questo dicastero.
E’ molto importante per la Chiesa, perché dal Concilio Vaticano II è iniziato il dialogo
ecumenico e anche le relazioni religiose con gli ebrei. D. –
Sappiamo di questo anelito del Papa per l’unità dei cristiani. Secondo lei, ci sono
le condizioni per un dialogo fruttuoso con le Chiese protestanti?
R.
– La condizione fondamentale è di discutere che cosa sia la Chiesa, dal punto di vista
cattolico e dal punto di vista della Chiesa riformata. Questo dialogo non è stato
ancora approfondito e si deve discutere di cosa comprendano i riformati, i cattolici
e gli ortodossi della Chiesa, perché nella storia abbiamo avuto molte rotture, ma
due sono quelle principali: la prima, è quella tra le Chiese calcedonesi e non, poi
quella tra est ed ovest. Altra cosa che abbiamo in comune nell’ecclesiologia è la
veduta sacramentale della Chiesa e la successione apostolica tra i vescovi. Dalla
Riforma è stato dato un altro fondamento, ecco perché il dialogo ecumenico sulla visione
della Chiesa deve essere approfondito.