2010-07-01 11:22:02

Il Papa nomina mons. Kurt Koch presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani al posto dell'uscente cardinale Walter Kasper


Un’altra atteso cambio della guardia al vertice di un dicastero vaticano è stato ufficializzato oggi da Benedetto XVI. Il Papa ha accolto la rinuncia, presentata per raggiunti limiti di età, dal cardinale Walter Kasper in qualità di presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, ed ha nominato a succedergli il vescovo di Basilea, mons. Kurt Koch, elevato alla dignità di arcivescovo. Il presule, 60 anni, è originario del Cantone svizzero di Lucerna. Ha studiato teologia all’Università di Lucerna nonché alla Ludwig Maximilian Universität di Monaco di Baviera e più tardi è stato docente di Dogmatica e Scienza della liturgia presso la Facoltà teologica dell’Università di Lucerna. Dal 2002, mons. Koch è membro del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, e dal 2007 al 2009 è stato presidente della Conferenza episcopale elvetica. Proprio i presuli elvetici hanno espresso in un comunicato la soddisfazione il nuovo incarico di mons. Koch, evidenziandone le “eccezionali capacità teologiche e le eccellenti conoscenze nelle relazioni ecumeniche, nelle questioni sociali e nel rapporto tra Stato e Chiesa”. Mario Galgano, della sezione tedesca della nostra emittente, ha intervistato il nuovo capo dicastero: RealAudioMP3

 
R. – Per me è un grande onore essere stato nominato dal Santo Padre in questo dicastero. E’ molto importante per la Chiesa, perché dal Concilio Vaticano II è iniziato il dialogo ecumenico e anche le relazioni religiose con gli ebrei.

D. – Sappiamo di questo anelito del Papa per l’unità dei cristiani. Secondo lei, ci sono le condizioni per un dialogo fruttuoso con le Chiese protestanti?

 
R. – La condizione fondamentale è di discutere che cosa sia la Chiesa, dal punto di vista cattolico e dal punto di vista della Chiesa riformata. Questo dialogo non è stato ancora approfondito e si deve discutere di cosa comprendano i riformati, i cattolici e gli ortodossi della Chiesa, perché nella storia abbiamo avuto molte rotture, ma due sono quelle principali: la prima, è quella tra le Chiese calcedonesi e non, poi quella tra est ed ovest. Altra cosa che abbiamo in comune nell’ecclesiologia è la veduta sacramentale della Chiesa e la successione apostolica tra i vescovi. Dalla Riforma è stato dato un altro fondamento, ecco perché il dialogo ecumenico sulla visione della Chiesa deve essere approfondito.







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