2010-07-01 14:41:04

Il cardinale Bagnasco celebra il 155.mo della nascita del Beato Rosmini


Ha approfondito il sempre attuale tema del rapporto tra fede e ragione, tanto caro a Benedetto XVI e al centro della riflessione e della vita stessa del Beato Antonio Rosmini, di cui oggi si celebra il 155° anniversario della nascita, il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, che ha presieduto la celebrazione a Stresa. “L’esempio del Rosmini ci mostra che la fede muta la vita alla radice – ha detto nell’omelia, alcuni stralci della quale sono riportati dal Sir – non toglie responsabilità, ma illumina tutto di senso, salva con la misericordia e con l’amore. Nessuno è più solo, Dio si prende cura di noi. L’uomo si scopre non condannato alla morte, ma destinato alla vita”. Ripercorrendo il percorso umano e filosofico del grande pensatore italiano, il porporato ha tenuto a sottolineare il fine ultimo della filosofia: condurre “fino alla soglia del mistero, fino alle domande fondamentali alle quali soccorre la fede in Gesù Cristo, senso fondamentale, salvatore e fine di ogni cosa”. “Il male dello spirito verso il quale Rosmini si sente mandato da Cristo è l’oscurità dell’intelligenza che anela alla luce e cade spesso nelle tenebre – ha continuato il cardinale – che abbraccia e s’invaghisce dell’errore e lo esalta come verità”. Il presidente della Cei ha poi esaltato la missione intellettuale del Beato, cioè “liberare dall’oscurità dell’errore mostrando la luminosità e la bellezza della verità che è Cristo”. Il porporato, inoltre, ha ripreso il pensiero di Benedetto XVI, che dall’inizio del suo Pontificato ha indicato come problema fondamentale dell’ora presente in Occidente la questione di Dio, soprattutto per i credenti, che si chiedono cosa la fede cambi nella vita di una persona e di una società e cosa essa aggiunga a una vita onesta. “Il Magistero del Santo Padre declina sapientemente la fede e la ragione parlando a cattolici e non – ha detto il cardinale Bagnasco – l’incontro con la modernità è un appuntamento non solo ineludibile, ma desiderato dalla Chiesa”. (R.B.)







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