2010-07-01 14:38:52

Colombia: i vescovi in congresso per celebrare il bicentenario dell’indipendenza


A Santa Fe di Bogotà, Colombia, per iniziativa della Conferenza episcopale del Paese sudamericano, cominciano oggi i due giorni di lavoro del Congresso "sulla presenza della Chiesa in occasione del bicentenario della Colombia". I vescovi colombiani spiegano in una nota di aver voluto fortemente questo evento per il quale si sono posti tre obiettivi: “Precisare il contesto storico in cui è avvenuta l'indipendenza nazionale, – scrivono - rilevare il ruolo della Chiesa locale nelle lotte libertarie e indipendentiste e valutare complessivamente il contributo dei cattolici e della gerarchia nella costruzione della nazione colombiana in questi due secoli". In quest’ottica, sono state preparate numerose celebrazioni solenni per ricordare i due secoli di vita indipendente dopo la fine del colonialismo spagnolo. Nel corso della due giorni di lavoro del Congresso, interverranno numerosi esperti laici ed ecclesiastici così come esponenti della politica, dell'economia, del giornalismo, della cultura e dell'impresa. Si tratta, come hanno dichiarato gli organizzatori, di aprire una vasta discussione e riflessione, che dovrà continuare in futuro, sul significato e il contributo della presenza cattolica nella costruzione del Paese e soprattutto sulle conseguenze culturali e istituzionali nella vita nazionale delle radici cristiane. Nel mese d'aprile, il cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone è intervenuto sull’argomento presso l’università cattolica di Santiago del Cile, allargando la visione a numerose nazioni latinoamericane che celebrano il medesimo bicentenario. Citando le parole di Benedetto XVI dell’udienza generale del 23 maggio 2007, il porporato ha detto che “non è possibile dimenticare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene, spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali. La dovuta menzione di tali crimini ingiustificabili, crimini peraltro già allora condannati da missionari come Bartolomeo de Las Casas e da teologi come Francesco da Vitoria dell'Università di Salamanca, non deve impedire, però, di riconoscere con gratitudine l'opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli”. Sull’importanza del contributo delle culture aborigene, il cardinale Bertone ha poi ricordato il discorso del Papa del 13 maggio 2007: “Le autentiche culture non sono chiuse in se stesse né pietrificate in un determinato momento della storia, ma sono aperte, più ancora, cercano l'incontro con altre culture, sperano di raggiungere l'universalità nell'incontro e nel dialogo con altre forme di vita e con gli elementi che possono portare a una nuova sintesi nella quale si rispetti sempre la diversità delle espressioni e della loro realizzazione culturale concreta”. “Come insegna Benedetto XVI - ha concluso il porporato riportando un passo dell’enciclica ‘Deus est caritas’ - la Chiesa è consapevole che ‘non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve sostituirsi allo Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia”. (L.B.)







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