Colombia: i vescovi in congresso per celebrare il bicentenario dell’indipendenza
A Santa Fe di Bogotà, Colombia, per iniziativa della Conferenza episcopale del Paese
sudamericano, cominciano oggi i due giorni di lavoro del Congresso "sulla presenza
della Chiesa in occasione del bicentenario della Colombia". I vescovi colombiani spiegano
in una nota di aver voluto fortemente questo evento per il quale si sono posti tre
obiettivi: “Precisare il contesto storico in cui è avvenuta l'indipendenza nazionale,
– scrivono - rilevare il ruolo della Chiesa locale nelle lotte libertarie e indipendentiste
e valutare complessivamente il contributo dei cattolici e della gerarchia nella costruzione
della nazione colombiana in questi due secoli". In quest’ottica, sono state preparate
numerose celebrazioni solenni per ricordare i due secoli di vita indipendente dopo
la fine del colonialismo spagnolo. Nel corso della due giorni di lavoro del Congresso,
interverranno numerosi esperti laici ed ecclesiastici così come esponenti della politica,
dell'economia, del giornalismo, della cultura e dell'impresa. Si tratta, come hanno
dichiarato gli organizzatori, di aprire una vasta discussione e riflessione, che dovrà
continuare in futuro, sul significato e il contributo della presenza cattolica nella
costruzione del Paese e soprattutto sulle conseguenze culturali e istituzionali nella
vita nazionale delle radici cristiane. Nel mese d'aprile, il cardinale Segretario
di Stato, Tarcisio Bertone è intervenuto sull’argomento presso l’università cattolica
di Santiago del Cile, allargando la visione a numerose nazioni latinoamericane che
celebrano il medesimo bicentenario. Citando le parole di Benedetto XVI dell’udienza
generale del 23 maggio 2007, il porporato ha detto che “non è possibile dimenticare
le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene,
spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali. La dovuta menzione di tali
crimini ingiustificabili, crimini peraltro già allora condannati da missionari come
Bartolomeo de Las Casas e da teologi come Francesco da Vitoria dell'Università di
Salamanca, non deve impedire, però, di riconoscere con gratitudine l'opera meravigliosa
compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli”. Sull’importanza
del contributo delle culture aborigene, il cardinale Bertone ha poi ricordato il discorso
del Papa del 13 maggio 2007: “Le autentiche culture non sono chiuse in se stesse né
pietrificate in un determinato momento della storia, ma sono aperte, più ancora, cercano
l'incontro con altre culture, sperano di raggiungere l'universalità nell'incontro
e nel dialogo con altre forme di vita e con gli elementi che possono portare a una
nuova sintesi nella quale si rispetti sempre la diversità delle espressioni e della
loro realizzazione culturale concreta”. “Come insegna Benedetto XVI - ha concluso
il porporato riportando un passo dell’enciclica ‘Deus est caritas’ - la Chiesa è consapevole
che ‘non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare
la società più giusta possibile. Non può e non deve sostituirsi allo Stato. Ma non
può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia”. (L.B.)