Mons. Mandara: le 51 nuove chiese che saranno edificate a Roma saranno anche punti
di aggregazione sociale
Saranno 51 le parrocchie che nei prossimi mesi saranno edificate in quartieri periferici
di Roma. I nuovi edifici di culto dovrebbero sorgere in aree in espansione della capitale.
In una città che cresce rapidamente, sono destinate a diventare anche punti di aggregazione
di interi quartieri. Ma quali sono i requisiti per l’edificazione di nuovi edifici
di culto? Antonella Palermo lo ha chiesto a mons. Ernesto Mandara, vescovo
ausiliare di Roma e segretario dell’Opera Romana per la Preservazione della fede e
la provvista di nuove chiese presso il vicariato di Roma: R. - I requisiti
riguardano innanzitutto il numero degli abitanti. Oltre alle parrocchie, c’è bisogno
di costruire quelle che noi definiamo “centri sussidiari di culto”: ci sono cioè insediamenti
di circa 5 mila abitanti, per cui si costruisce una cappella e delle aule di catechesi
alle dipendenze della parrocchia più vicina. In altre diocesi, 5 mila abitanti si
considerano sufficienti per l’istituzione di una parrocchia. Ma a Roma si tende ad
istituire delle parrocchie che siano numericamente più consistenti. Ovviamente queste
aree devono avere dei requisiti baricentrici rispetto all’abitato. Ed è anche necessario
compiere tutta una serie di verifiche tecniche, in particolare di natura archeologica,
per verificare se su quell’area sia possibile edificare o meno.
D. -
Dal punto di vista urbanistico ed architettonico, lo stile dell’architettura per i
luoghi di culto spesso nell’opinione corrente desta qualche perplessità. Lei cosa
ne pensa?
R. - Questo è vero. E’ logico che sia difficile creare una
sintesi fra un’immagine classica della chiesa e i nuovi stili architettonici. D’altronde
è una sfida, questa, che non si può non cogliere. C’è un concorso a inviti, c’è una
commissione di arte sacra che seleziona gli architetti da invitare. Devo dire che
questa prassi consigliata dalla stessa Conferenza Episcopale ha dato negli ultimi
anni degli ottimi frutti.
D. - Cosa rappresenta oggi la parrocchia per
il tessuto sociale di Roma, per gli anziani, i disabili e tutto il mondo giovanile?
R.
- La parrocchia a Roma è ancora un fortissimo centro di aggregazione e non solo religioso.
La funzione aggregativa è una delle cose cui noi facciamo molta attenzione nella progettazione
delle chiese e soprattutto nelle periferie. Dove manca assolutamente qualsiasi spazio
aggregativo come può essere ad esempio una piazza, noi cerchiamo di realizzare all’interno
del complesso parrocchiale un grande sagrato. Di fatto in certi tessuti urbani è l’unico
spazio libero di aggregazione. Uno spazio, che si trova nel quartiere, dove la gente
può stare liberamente.