“Il dolore ancora vivo per le vittime si unisce all'amara constatazione che le indagini
svolte e i processi sin qui celebrati non hanno consentito di fare luce sulla dinamica
del drammatico evento e di individuarne i responsabili”: così il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano nel 30.mo anniversario della strage aerea di Ustica
in cui persero la vita 81 persone. Dal capo dello Stato e da vari esponenti del mondo
politico sono giunti nuovi accorati appelli per far emergere la verità su una vicenda
nazionale ancora irrisolta e dolorosa non solo per i parenti delle vittime, ma per
la società civile tutta. Il servizio di Cecilia Seppia: 45 minuti
di volo al buio, in quel 27 giugno del 1980, in un cielo lampeggiante di tempesta.
Poi, dopo l’ultimo contatto radio delle 20.58 del Douglas DC9, partito da Bologna
e diretto a Palermo, non si è saputo più nulla. Il velivolo si squarcia in volo e
i suoi resti, dispersi in mare, vengono ritrovati il giorno dopo, a pochi chilometri
dalle coste dell’isola di Ustica, in Sicilia, insieme ai primi corpi senza vita delle
81 vittime del disastro, tra queste anche 13 bambini. Seguirono indagini e numerose
furono le ipotesi sulla causa della tragedia. Forse una bomba esplosa all’interno
dell’aereo, forse un missile sparato da un altro mezzo oppure un cedimento strutturale
o una collisione con un altro velivolo, considerando che ce ne erano altri due - tra
cui uno francese - quella sera nello spazio aereo del DC9. Eppure qualcuno è convinto
che la verità sia già emersa e che ora manchino soltanto i nomi dei responsabili.
Daria Bonfietti, senatrice e presidente dell’ Associazione
parenti delle vittime della strage di Ustica: “Noi sappiamo già dal ’99
quello che successe quella notte. Il DC9 è stato abbattuto all’interno di un episodio
di guerra aerea: così dice il giudice Rosario Priore, nella sua sentenza-ordinanza.
Da allora abbiamo continuato la battaglia per sapere i nomi dei responsabili e quale
Paese - amico, alleato o non - ha potuto abbattere l’aereo civile caduto nel Tirreno.
E’ una certezza questa, perché ce l’ha consegnata il giudice Priore, che aveva evinto
i dati più importanti e significativi della presenza di altri aerei nel nostro cielo,
in quel momento insieme al DC9, dai tabulati. Addirittura esperti Nato hanno contributo
a dire cose che i nostri militari non ci decriptavano e leggevano. E’ un problema
di dignità nazionale quello di avere voglia ancora di trovare i nomi dei responsabili”. Tra
le novità nelle indagini anche l’apertura della Francia, chiamata in causa due anni
fa dall’ex presidente della Repubblica Cossiga, che si è detta ora disponibile a cooperare
con l’Italia, per far chiarezza sull’accaduto, dopo tanti anni di risposte non esaustive.
Fare i nomi dei responsabili diventa, dunque, fondamentale per abbattere quel muro
di gomma, superando una volta per tutte gli intrecci eversivi, gli intrighi internazionali,
che hanno contribuito - secondo le parole del capo dello Stato Napolitano - a non
far emergere la verità su quella che è una tragedia nazionale, così come resta importante
coltivare la memoria per dare dignità e conforto alle vittime.