Il commento al Vangelo della domenica di padre Bruno Secondin
Nella 13.ma Domenica del Tempo ordinario, il Vangelo presenta Gesù che, avendo deciso
di recarsi a Gerusalemme, manda avanti dei messaggeri. Costoro, entrando in un villaggio
di Samaritani per preparargli l’ingresso, ricevono invece un rifiuto che li induce
a rivolgere a Gesù – ricevendone poi un rimprovero – questa domanda:
“Signore,
vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”.
Su questo
brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin,
docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana: Discepoli
furiosi e discepoli generosi oggi nel Vangelo. I due fratelli Giacomo e Giovanni vorrebbero
fulminare i samaritani che non hanno voglia di accogliere Gesù con tutti gli onori
che spettano ad un famoso maestro. Pur facendo parte degli amici di Gesù, questi due
fratelli non hanno capito niente della sua bontà, e rischiano di fare un macello,
per troppo zelo. Come certi cristiani fanatici che sognano fulmini sugli atei…
E
poi tre personaggi anonimi, tre tipi di discepoli: due si autopropongono e uno viene
chiamato da Gesù stesso. Eppure su tutti e tre Gesù ha qualcosa da chiarire: non basta
l’entusiasmo generoso per superare tutti gli ostacoli; come non bastano i sentimenti
umani giusti per sottrarsi all’urgenza di un appello. A tutti Gesù chiede
la libertà e la disponibilità, senza rimpianti né sconti: chi lo vuole seguire non
deve piangersi addosso, non deve spaventarsi delle difficoltà, sappia che deve andare
controcorrente. E questo lo scorticherà sulla pelle viva. Cosa
avrebbe detto Gesù di certi cristiani d’oggi, credenti solo a parole, ma veri campioni
di alibi e di compromessi?