2010-06-25 16:16:29

G8 e G20, i grandi del mondo e la lotta alla povertà


I grandi della terra da oggi al lavoro in Canada. Si comincia con il G8 ad Huntsville, città blindata, dove Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Canada e Russia si focalizzeranno sul programma di lotta alla povertà lanciato dall'Onu e in ritardo di 18 miliardi di dollari sugli obiettivi fissati nel 2005. Domani invece la sessione di lavoro si amplierà al G20 spostandosi a Toronto e si concentrerà essenzialmente sulle problematiche emerse dalla crisi economica. Si cerca la strada della crescita sostenibile ed equilibrata ma restano molti nodi da sciogliere e diverse posizioni. Delle prospettive alla vigilia dei lavori Gabriella Ceraso ha parlato con Antonio Villafranca, Responsabile Europa dell’Istituto di studi di politica internazionale:RealAudioMP3  
R. - A partire dal 2009 da Pittsburgh, il G20 è ormai diventato il forum internazionale in cui si discutono le questioni economiche. Il G8 si limiterà, quindi, a fare una sorta di riunione preparatoria. Nel G8 rimangono alcuni temi specifici come quelli legati, ad esempio, agli aiuti allo sviluppo. Su questo - speriamo - che questa volta non ci siano delle promesse altisonanti, ma che si dica più nello specifico, più nel concreto quali azioni si vogliono intraprendere. Rimane poi ancora uno spazio per la politica estera e quindi la sicurezza, la proliferazione nucleare, il terrorismo. Tutti temi, questi, che potranno essere affrontati, ma senza che ci si possa attendere - obiettivamente - dei risultati molto concreti, anche perché c’è un Paese come la Russia che su alcuni di questi temi ha sicuramente una visione molto particolare.

D. - A dominare sarà comunque l’agenda economica. Non mancano le divergenze su tassazione, regolamentazione delle banche e dei mercati, sulle misure anticrisi e soprattutto c’è al divergenza Europa-Stati Uniti: da una parte c’è l’austerità e dall’altra misure di stimolo. Sarà questo il nucleo del dibattito?

R. - Stati Uniti ed Unione Europea si presentano partendo comunque da situazioni diverse: i timidi segnali di crescita negli Stati Uniti ed una crisi ancora profonda che riguarda in particolar modo i Paesi dell’eurozona. Un’Unione Europea che si presenta, comunque, debole e sicuramente avrà modo anche di scontrarsi con gli Stati Uniti su quelli che sono i prossimi passi da compiere per uscire dalla crisi.

D. - Qual è, invece, il ruolo della Cina, che si presenta al G20 con il regalo della maggiore flessibilità promessa dello yuan?

R. - Sicuramente grande spazio ai Paesi emergenti, con una Cina comunque consapevole che gli squilibri internazionali, che anche la Cina ha contribuito a determinare, vanno contro gli interessi della Cina stessa. Sicuramente una cosa molto importante da affrontare è la questione della governance. E’ evidente che la Cina chiederà maggior spazio e se questo spazio non sarà dato, semplicemente queste istituzioni internazionali funzioneranno peggio o funzioneranno poco, proprio perché poco rappresentative.

D. - Come è possibile evitare, a suo pare, un rischio di un nulla di fatto?

R. - C’è bisogno anzitutto di un riconoscimento da parte dell’Unione Europea di una modifica di governance mondiale, in cui l’Unione Europea in quanto tale deve avere un suo ruolo. Ovviamente ci sono poi altri aspetti legati al riconoscimento di quello che è il ruolo che la Cina e i Paesi emergenti devono avere. E’ ovvio che qui c’è un problema di leadership da parte degli Stati Uniti, perché in una situazione in cui questa leadership statunitense inferiore, la rappresentatività dei nuovi grandi attori internazionali non è adeguata, il rischio che poi non si raggiungano risultati concreti è obiettivamente alta.









All the contents on this site are copyrighted ©.