Luci e ombre nel rapporto Onu sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio, sempre troppi
i poveri e gli affamati
Presentato ieri a Bruxelles il Rapporto 2010 sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
I dati e le analisi emerse nel documento, redatto dagli esperti delle Nazioni Unite,
forniscono una prova chiara che gli interventi fissati, sostenuti da fondi adeguati
ed impegno politico, hanno portato a rapidi progressi in alcune aree, così come mancanza
di responsabilità e dedizione insufficiente allo sviluppo sostenibile hanno creato
deficit in molte aree. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Antonio Vigilante,
responsabile dell’Ufficio Onu di Bruxelles: R. – Indubbiamente,
ci sono degli obiettivi che hanno dei ritardi, però il messaggio totale di questo
Rapporto del segretario generale che è stato presentato in funzione e come documento
di base per la riunione di settembre dei leader mondiali, non è pessimista: anzi,
conferma che con l’impegno si possono ancora raggiungere quasi tutti gli Obiettivi
per il 2015. Alcuni sono certamente alla nostra portata, come quello – ad esempio
– della riduzione della povertà o la disponibilità dell’acqua potabile, che avanza
secondo i piani, secondo il ritmo previsto.
D. – Quanto la crisi economica
mondiale ha influito sul mancato raggiungimento degli Obiettivi del Millennio?
R.
– Molto. Forse non in maniera determinante, ma mi sembra che la crisi finanziaria,
ma non solo la crisi finanziaria: anche l’aumento del costo, dei prezzi degli alimenti,
l’aumento del prezzo del petrolio, dell’energia, insieme anche agli effetti del cambiamento
climatico abbiano prodotto una perdita di tre o quattro anni di progresso in termini
di Obiettivi del Millennio. In particolare, si è stimato che ci saranno dai 70 agli
80 milioni di poveri in più, come conseguenza della crisi, rispetto a quelli che ci
sarebbero stati. Se l’obiettivo di ridurre la povertà della metà per il 2015 avrebbe
portato ad avere 900 milioni di persone ancora in estrema povertà in quell’anno, a
causa della crisi ce ne saranno 970. Ma lo stesso succede per la fame: c’era una tendenza
positiva di riduzione progressiva fino al 2005-2006, mentre addirittura adesso c’è
un aumento in numero assoluto delle persone che soffrono la fame, che sono più di
un miliardo, e che è un traguardo negativo: è un po’ vergognoso per l’umanità.
D.
– Che cosa possiamo auspicare per il raggiungimento di questi Obiettivi nel prossimo
futuro? Lo stesso segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha esortato i leader
mondiali ad accelerare le politiche di cooperazione…
R. – Che bisogna
crederci, che bisogna mantenere gli impegni nonostante la crisi, che bisogna credere
che l’investimento nello sviluppo non solo è un dovere morale, ma anche un interesse
reciproco a livello economico e a livello sociale. Bisogna mantenere gli impegni,
quindi, nonostante le preoccupazioni sulla parte fiscale, sugli indicatori macro-economici.
E secondo me, è anche il momento di discutere degli accordi inter-partitici, in un
certo senso, per dichiarare fuori dalla contesa politica alcune grosse sfide globali,
come il cambiamento climatico e il relativo Obiettivo del Millennio.