Intervento dell’arcivescovo Marchetto: gli studenti stranieri sono promotori di pace
e sviluppo
Le Università siano promotrici di un nuovo umanesimo: è l’esortazione dell’arcivescovo
Agostino Marchetto in occasione del VI Seminario Romano dell’Associazione dei Colleges
e delle Università cattoliche degli Stati Uniti d’America. Nell’intervento, in programma
domani e che siamo in grado di anticipare, il segretario del Pontificio Consiglio
della Pastorale per i Migranti si sofferma sul contributo che gli studenti stranieri
possono offrire alla pace e allo sviluppo. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Gli
studenti di oggi sono il futuro di domani e gli studenti stranieri sono parte di un
futuro globale di pace e giustizia”: è uno dei passaggi chiave dell’articolato discorso
dell’arcivescovo Agostino Marchetto agli atenei cattolici americani. Il presule mette
l’accento sulle opportunità offerte dalla globalizzazione della cultura e, in particolare,
dalla mobilità degli studenti universitari da un Paese all’altro. Gli scambi culturali,
rileva il presule richiamando la Caritas in Veritate, costituiscono uno strumento
per la costruzione della pace. Mons. Marchetto esorta dunque le istituzioni accademiche
a promuovere un “nuovo umanesimo”, mettendo la dignità umana al centro dell’insegnamento.
Le Università, annota, devono essere luoghi in cui si sviluppino la cultura e la solidarietà.
Il corso di studi, soggiunge mons. Marchetto, deve riflettere tutto il ventaglio dei
saperi senza concentrarsi solo su un paradigma utilitarista. Il presule cita, dunque,
il cardinale John Henry Newman e la sua “idea di università” che abbraccia ogni forma
di conoscenza, dalla teologia alla medicina.
Una parte significativa
del discorso viene dedicata dal presule al binomio studenti stranieri-migranti nell'era
della globalizzazione. Questi studenti, osserva mons. Marchetto, facilitano lo scambio
culturale, portando con loro una serie di opportunità per ampliare e arricchire l’ambiente
universitario a più livelli. Tuttavia, è il suo monito, gli studenti stranieri non
devono essere visti dai Paesi che li accolgono solo come una fonte di guadagno, ma
come promotori di dialogo in vista di un mondo stabile e pacifico. Un vero umanesimo
cristiano, sottolinea il presule, è aperto agli studenti e ai professori come alle
culture e anche alle differenti religioni, per promuovere il rispetto e la tolleranza,
senza cedere al relativismo.