Il superiore dell'Istituto Don Orione, don Flavio Peloso: vigilia di attesa e gioia
per la visita di Benedetto XVI
E’ giorno di vigilia al Centro “Don Orione” di Roma-Monte Mario, che domattina riceverà
la visita di Benedetto XVI. Il Papa benedirà la statua di Maria “Salus populi romani”,
restaurata e ricollocata sulla torre dopo essere crollata il 12 ottobre scorso, in
seguito a un violento temporale. La visita del Pontefice proseguirà poi nella Comunità
delle monache di clausura domenicane del monastero di Santa Maria del Rosario in via
Cadlolo. Federico Piana ha domandato a don Flavio Peloso, settimo successore
di San Luigi Orione e recentemente riconfermato alla guida dell’Istituto per un secondo
mandato, cosa rappresenti per Roma la statua della Madonna e il gesto che Benedetto
XVI compirà domani:
R.
– E' una visita che viene a coronare un recupero della statua della Madonna di Monte
Mario, la Madonna “Salus populi romani”, un simbolo evidentemente religioso ma un
simbolo, anche, legato alla storia di Roma. Quindi, sarà una festa popolare con grande
spazio per l’intervento della città. Siamo pronti, con tanta gioia! Per noi, poi,
corrisponde anche con la festa del Papa che don Orione volle già negli anni Trenta
e che noi, ogni anno, in occasione della festa di San Pietro, celebriamo in tutto
il mondo.
D. – La statua di Maria “Salus populi romani” perché è importante
per la città di Roma?
R. – Tutto si rifà al periodo della Seconda Guerra
mondiale: bombardamenti a ripetizione, soprattutto dopo lo sbarco di Anzio degli Alleati
che marciavano verso Roma… In questo clima di trepidazione, gli amici di don Orione,
tra i quali c’era anche Giovanni Battista Montini, promossero un voto: un voto alla
Madonna. Raccolsero un milione e 100 mila firme, e fu fatto questo voto; Pio XII lo
fece suo, invitò Roma a pregare… E proprio il 4 giugno del 1944, su mandato del Papa,
mons. Gilla Gremigni pronunciò questo voto davanti al quadro della Madonna del Divino
Amore, che era stato tolto dalla sua sede e portato alla chiesa di Sant’Ignazio. La
sera stessa avvenne qualche cosa che fece gridare al miracolo: l’esercito tedesco
lasciò, senza sparare un colpo, Roma. In quel voto c’era naturalmente l’impegno di
un rinnovamento della vita cristiana, di un’opera di carità e di un’opera di culto.
Gli Orionini presero subito quei due grandi edifici della “Gioventù italiana del Littorio”,
su, a Monte Mario, presero ad ospitare – cosa che continua – mutilatini, orfani… E
questa fu l’opera di carità. Dopo alcuni anni – e si giunse al 1953 – vollero dedicare
un segno della protezione della Madonna a cui fu fatto il voto e uno scultore ebreo,
che era stato nascosto e protetto nella nostra Casa, si offerse. Disse: “Datemi del
rame, e vi farò una statua”. E fu fatta questa grande statua: questa Madonna benedicente
sulla città, visibile da molte parti della città. Per noi è un grande evento, questo
recupero della Madonna dopo che un terribile temporale l’aveva scalzata dal piedistallo,
rovinandola, e la benedizione della Madonna da parte del Papa, perché proprio il Papa
e la Madonna furono due riferimenti di fiducia e di fraternità, anche civile, in quegli
anni della guerra, anni di trepidazione e di confusione. E oggi, dobbiamo riconoscere
che la Madonna e il Papa continuano ad essere due discrete, ma potenti forze spirituali
nella promozione del bene religioso e civile della città di Roma. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)