Tensione in Turchia: attentato ad Istanbul rivendicato dal Pkk
Tensione in Turchia. Nel corso di alcuni scontri tra ribelli curdi ed esercito di
Ankara al confine con il Kurdistan iracheno, sono rimasti uccisi 7 ribelli ed un militare.
A confermare la notizia fonti dell’esercito. Ma il terrore è tornato anche ad Istanbul,
dove un ordigno comandato a distanza è esploso al passaggio di un autobus militare,
causando la morte di 4 persone, tra le quali una bambina, figlia di un soldato. L'azione
è stata rivendicata dai separatisti curdi del Pkk che, la scorsa settimana, dopo alcuni
scontri con l’esercito di Ankara, avevano minacciato attacchi. A questo punto, quale
la risposta che ci possiamo attendere da parte del Governo turco? Salvatore Sabatino
lo ha chiesto al collega Alberto Rosselli, esperto dell’area:
R.
– E’ probabile che si registri un certo irrigidimento, nonostante i buoni uffici di
Washington, che si sforza in tutti i modi di far trovare un accordo fra Barzani,
Gul, Erdogan e soprattutto il ministro degli esteri, Ahmet Davutoğlu, che è praticamente
l’artefice di tutta la strategia politica turca nella zona. L'attentato di oggi è,
purtroppo, una prova dell’instabilità congenita dell’area mediorientale e di
un non perfetto coordinamento a livello politico-diplomatico fra gli artefici di questa
politica.
D. – La Turchia si conferma un Paese che convive
con grandi divisioni e tensioni interne. Questo attacco non rischia di innescare una
vera e propria escalation di violenza?
R. – E’ possibile.
E’ possibile anche perché la reattività da parte di quei movimenti nazionalisti e
fondamentalisti che in questi ultimi anni hanno acquistato un notevole seguito, soprattutto
fra le grandi masse, è verosimile che possa indurre elementi oltranzisti ad azioni
di vendetta nei confronti della minoranza curda che vive sul territorio turco.