2010-06-22 15:46:55

L'arcivescovo dell'Aquila, mons. Molinari: dopo l'emergenza, prosegue l'impegno nella fase della ricostruzione


“Non vogliamo essere abbandonati, la ricostruzione deve continuare con la stessa forza dei primi momenti”: così, il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, che ieri ha invitato nella città devastata dal sisma del 6 aprile 2009 gli operatori dell'informazione ad un tour tra le strade del centro storico. Nel pomeriggio, la campagna di sensibilizzazione dell’arcidiocesi per il restauro del patrimonio artistico della città. Il servizio del nostro inviato, Massimiliano Menichetti:RealAudioMP3
E’ l’odore della polvere, l’immagine spettrale dei palazzi svuotati, dei campanili diroccati ad accogliere i circa 100 giornalisti guidati dal sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, nel tour pensato per far vedere all’Italia e al mondo i segni immutati del terremoto che ha squarciato la città il 6 aprile di un anno fa. “In 14 mesi - spiega il primo cittadino - dei circa 73 mila abitanti, oggi circa 3.500 vivono ancora in alberghi e strutture ricettive varie; 25 mila sono assistiti da un contributo per l’autonoma sistemazione; quasi 1.500 hanno trovato una casa in affitto concordato con la Protezione Civile; 614 risiedono nella Caserma 'Campo Mizi' della Scuola della Guardia di Finanza ed altri ancora sono tornati nelle proprie case”.
L’immagine della città è quella di un immenso cantiere, che diventa sempre più desolato entrando in centro. La popolazione è divisa, non parlano quelli che risiedono nelle nuove case costruite dal governo nelle immediate vicinanze delle cosiddette "new town". In centro il clima è ben diverso:
R. – Secondo me, non sta proprio andando bene.
D. – Perché?
R. – Perché non vediamo muoversi niente! Noi siamo rientrati nelle nostre case, ma non abbiamo avuto nessun aiuto, niente!
R. – La città va ricostruita! La gente ha bisogno di lavorare! Come dobbiamo fare per tirare avanti?

Da una parte c’è chi si sente abbandonato, dall’altra chi apprezza il lavoro dell’esecutivo. Al sindaco Massimo Cialente abbiamo chiesto una valutazione al riguardo:
R. - Le “new town” sono state una soluzione per parecchi ed uno degli aspetti positivi. Il problema è che oggi ci sentiamo abbandonati, perché doveva partire la “ricostruzione”. Quella è una città temporanea. E la ricostruzione non solo non parte, ma si è anche inceppata. Questo è il problema. Non vedo una differenza. Il piano casa ha sistemato complessivamente - credo - 16 mila persone: sono rimasti fuori circa 1.500 persone che stanno aspettando una casa. Abitazioni che non sono state fatte. Il problema, però, non è questo. Il problema è che ora sarebbe dovuta partire la vera ricostruzione della città ed anche delle case delle circa 32 mila persone che abbiamo ancora fuori dalle abitazioni. Tutto si è fermato per mancanza di soldi e non per nostri problemi burocratici, anzi noi stiamo correndo.
Il sindaco ribadisce che per le opere di messa in sicurezza servono altri 40 milioni di euro. Preoccupazione c’è per le tasse che dovranno essere pagate in cinque anni a partire dal prossimo luglio.

Altro fronte, quello del patrimonio monumentale, quasi nella sua totalità andato distrutto. E per sensibilizzare a donazioni e restauri, l’arcidiocesi dell’Aquila ha organizzato per oggi pomeriggio un incontro. Presente, tra gli altri, l’arcivescovo Giuseppe Molinari e il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi. Ai nostri microfoni, l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Molinari:
R. – Adesso, dopo la fase dell’emergenza, comincia quella più delicata, importante, difficile, costosa della ricostruzione, e questo – lo sappiamo – non è semplice, anche perché il contesto in cui ci troviamo dal punto di vista dell’economia, è una situazione molto, molto difficile. Noi abbiamo promosso questo incontro per dire qual è il nostro progetto. Sono tre i filoni sui quali ci muoviamo: la fase della diagnostica e quindi riuscire a valutare bene i danni degli edifici che fanno parte dei beni culturali, architettonici e storici della diocesi; la fase della progettazione e, poi, la fase vera e propria della ricostruzione fisica. Vogliamo lanciare questa campagna di sponsorizzazione e questo proprio per trovare solidarietà ed aiuti concreti per poter ripartire.
D. - Per quanto riguarda, invece, il sostegno spirituale al tessuto sociale di questa città, alle persone, ai parrocchiani, ai fedeli, come sta andando?
R. - Alcuni sacerdoti hanno con tanta generosità saputo rimane sul posto, anche nei momenti più difficili e speriamo di riuscire a fare sempre meglio. Naturalmente, poi, continua tutta l’opera che riguarda proprio l’organizzazione pastorale, incontri con i sacerdoti, incontri con le varie zone pastorali. Il fine poi è sempre quello in un tempo difficile come quello del post terremoto: annunciare Cristo, morto e risorto. Questo è l’annuncio più bello ed importante. Io lo ho ripetuto anche recentemente dicendo: “Guardate che la fede è la cosa più importante!”.
D. - Anche il Papa venendo qui ha di fatto testimoniato questo ed ha pregato con l’intera comunità. Si è fatto anche pellegrino nella città. Come i fedeli di questa città rispondono?
R. - Vedo delle comunità che sono sempre attaccate alle loro tradizioni religiose più belle e più profonde, soprattutto legate a Gesù Cristo, essendo viva la loro fede e la loro voglia di partecipare, di sentirsi protagonisti nella vita della Chiesa. Quello che io vedo è molto bello, è molto positivo. La nostra gente, spesso, da questa tragedia è rinata ancora con una coscienza cristiana più robusta, più forte.
(fine)







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