2010-06-22 14:45:43

Francia: appello dei vescovi al G20 per ridare fiducia ai poveri


Un appello ai leader dei paesi del G20 perché incontrandosi a Toronto il 26 e il 27 giugno agiscano subito a favore di un’economia in grado di “ridare fiducia” soprattutto alle persone e alle famiglie che a causa della crisi vivono in situazione di precarietà. A lanciarlo sono i vescovi francesi del Consiglio episcopale per la famiglia e la Società che in vista del G20 sono scesi in campo con una dichiarazione. Nel testo, ripreso dall'agenzia Sir, i presuli esprimono una grande preoccupazione per il diffondersi di “un pericoloso clima di sfiducia” nei mercati finanziari, nei “cittadini nei confronti dei poteri politici e nei dipendenti nei confronti delle imprese”: “Interveniamo in quanto pastori, non come specialisti dell’economia ma come testimoni”. Nella dichiarazione i vescovi presentano due considerazioni. La prima è “se il debito pubblico è preoccupante e non può essere riversato sulle future generazioni, le prime vittime dei piani finanziari di rigore sono sempre le persone e le famiglie in situazione di precarietà”. Da qui l’invito dei vescovi ai capi di Stato affinché prendano “sul serio” sintomi come la crisi degli alloggi, la disoccupazione, la difficoltà di accesso al lavoro dei giovani e degli over 50. “Sono situazione che inducono alla ingiustizia e alla violenza”. La seconda considerazione è sul punto di vista finanziario: “si può legittimamente domandare – scrivono i vescovi francesi – se sono state messe in atto e con l’autorità necessaria tutti i provvedimenti necessari perché non si ripetano gli errori che hanno condotto al disastro del 2008. La situazione dei mercati finanziari e dei sistemi bancari permane confuso. Nei Paesi emergenti riappaiono nuovi giochi speculativi per cui rimane tuttora un rischio reale se non si fa nulla per orientare convenientemente le liquidità monetarie”. “Agire – concludono i vescovi – è possibile. Bisogna il più possibile incoraggiare la ripresa delle attività e dirigersi verso una riforma europea della fiscalità affinché essa pesi di meno sulle entrate del lavoro e di più su altre voci. La marginalizzazione o la precarizzazione dei più deboli non è una soluzione accettabile. Una cattiva ripartizione degli sforzi compiuti per arginare la crisi, mette in pericolo la coesione della nostra società. Riforme e regole sono necessarie perché l’economia e la finanza siano al servizio di tutti”. (R.P.)








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