Appello dei vescovi per l’unità del popolo coreano: aiuti e dialogo con Pyongyang
Domenica si è celebrata in ogni diocesi della Corea la Giornata di preghiera per la
riconciliazione e l'unità del popolo coreano. In questa occasione, il presidente della
Conferenza episcopale, il vescovo di Cheju, Peter Kang U-il, ha sottolineato come
occorrano con urgenza nuove strade per il dialogo con il Nord. La Chiesa ha chiesto
ufficialmente al governo di riprendere gli aiuti umanitari verso il Nord in quanto
essi non solo “sono un atto benefico e molto positivo” ma possono rappresentare un
canale per attenuare l'atmosfera di tensione che c'è oggi nel Paese. Il vescovo –
riferisce l’agenzia Fides - ha espresso “preoccupazione per l'imminente catastrofe
umanitaria al Nord” e per “il rischio della guerra, che sarebbe un’immane tragedia”,
chiedendo anche ai cattolici di tutto il mondo di unirsi alla preghiera per la pace
e la riconciliazione. Allo stato attuale la Caritas locale non è nelle condizioni
di agire e tutte le sue attività di aiuto verso il Nord sono bloccate. La priorità
per la Chiesa è quella di tutelare i civili innocenti, specialmente i bambini. Il
dialogo diretto con il Nord — ha detto il presidente della Conferenza episcopale coreana
— è molto difficile per vari motivi: per la tensione che si è creata a livello del
governo e nella società; inoltre quello del Nord è un interlocutore che non risponde
a canoni convenzionali. Per questo è fondamentale il dialogo indiretto, tramite altri
Paesi, come la Cina, che possono avere un'influenza determinante su Pyongyang. Penso
inoltre alla necessità di un maggiore coinvolgimento delle istituzioni internazionali
come l'Onu». La tensione fra le due Coree ha avuto un'improvvisa, recente escalation
con le sanzioni decise da Seul contro Pyongyang, capitale del Nord, accusata dell'affondamento
di una corvetta sudcoreana che ha causato la morte di 46 persone. Alla base dei contrasti,
il controllo delle acque territoriali nel mar Giallo. (M.A.)