In Kirghizistan si teme la ripresa degli scontri. Appello dell’Onu: servono 71 milioni
di dollari per fronteggiare l’emergenza umanitaria
Sempre delicata la situazione in Kirghizistan. La tensione resta alta nella città
meridionale di Osh, teatro delle violenze interetniche dei giorni scorsi che hanno
provocato centinaia di vittime. Le strade sono presidiate dall’esercito e sono stati
istituiti posti di blocco nei quartieri degli uzbeki che hanno eretto barricate nel
timore di nuove violenze. I kirghizi chiedono invece l’intervento della polizia per
liberare quelli che definiscono gli ‘ostaggi’ ancora in mano ai rivoltosi. Intanto,
nel Paese è emergenza profughi, stimati in decine di migliaia dal Programma Alimentare
Mondiale. L’Onu ha lanciato un appello umanitario per la raccolta di 71 milioni di
dollari per fronteggiare la crisi, mentre sul terreno le Ong già al lavoro sottolineano
il pericolo di estensione del conflitto e la difficile situazione di donne e bambini.
Lo testimonia al microfono di Gabriella Ceraso la responsabile stampa di "Save
the Children", Giusy de Loiro:
R.
– Il conflitto si sta estendendo a macchia d’olio. Da Osh a Jalalabad – che sono stati
i primi centri – ai villaggi vicini. Quindi numerose persone saranno colpite da quest’ondata
di violenza sempre maggiore e maggiore sarà la massa umana che si sposterà. Per il
momento si può parlare della fuga di oltre 400 mila persone, in particolare sono circa
100 mila i rifugiati nel vicino Uzbekistan.
D. – Proprio
in questa zona, nell’Uzbekistan, la situazione si sta facendo particolarmente delicata.
Ci sono degli allarmi che vengono da più organizzazioni internazionali...
R.
– Assolutamente sì. Parliamo di centinaia di migliaia di persone e tra di esse ci
sono moltissimi bambini, donne ed anche persone anziane. Tutti loro, quindi, hanno
bisogno di aiuto e protezione, in particolare questi bambini che hanno sia vissuto
sulla propria pelle, sia assistito a violenze veramente terribili: molti hanno perso
la propria famiglia, gli amici, le case e naturalmente sono in fuga con pochissimo
cibo a disposizione e con pochissima acqua.
D. – C’è
anche un allarme lanciato sulle violenze contro le donne...
R.
– Non riguarda soltanto le donne ma anche i bambini. Molti di loro, solo per il fatto
di spostarsi in questo modo così disorganizzato, possono essere abusati, sfruttati
e quindi tutte le Ong devono adoperarsi sia per facilitare un intervento internazionale
sia per dare immediatamente alla popolazione, dove possibile, un supporto dall’interno.
D.
– Voi come state pensando di agire?
R. – Abbiamo proprio
un team permanente per la gestione dell’emergenza sul territorio che sta organizzando
i primi soccorsi in termini di acqua e di cibo. Peraltro il nostro staff ci riporta
che la maggior parte degli sfollati sono rifugiati, ad esempio nelle moschee, nelle
case di alcuni vicini o familiari o alcuni sono proprio rimasti barricati in alcuni
luoghi di origine e sono veramente sotto assedio. Quindi bisogna veramente portar
loro aiuto e ci stiamo adoperando per questo.
Turchia
Raid
dell’aviazione turca contro le postazioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan
(Pkk) nel nord dell’Iraq. L’attacco, il secondo nel giro di pochi giorni, in risposta
alle azioni dei ribelli curdi che si sono intensificate nelle ultime settimane in
Turchia. L’ultima è avvenuta proprio oggi contro una base militare nella parte sud
orientale del Paese. Gli scontri che ne sono derivati hanno provocato almeno 20 morti,
12 ribelli e 8 soldati.
Polonia
Sono oltre 30
milioni gli elettori chiamati domani in Polonia a scegliere il nuovo presidente, che
dovrà succedere a Lech Kaczynski, morto nella sciagura aerea del 10 aprile a Smolensk,
in Russia. In lizza, l’ex premier polacco e gemello del presidente scomparso, Jaroslaw
Kaczynski, che ieri ha chiuso simbolicamente la campagna elettorale visitando la tomba
del fratello, nel giorno del loro compleanno. Sfiderà il rappresentante del partito
di governo Piattaforma Civica, Bronislaw Komoroski, attuale capo di Stato ad interim
e dato per favorito prima dell’incidente aereo. Sulle ragioni di un possibile cambiamento
di rotta nelle preferenze evidenziato dai sondaggi pre-elettorali, il commento di
Luigi Geninazzi, inviato del quotidiano "Avvenire" ed esperto di questioni
esteuropee, intervistato da Giada Aquilino:
R.
- Questa tragedia ha molto cambiato la Polonia, ha unito tutto il Paese nel dolore.
Le divisioni, ideologiche e politiche, che erano molto aspre sono state tutte cancellate.
Adesso in Polonia c’è un sentimento di grande unità nazionale. Allora le cose sono
un po’ mutate, perché il candidato che è dato per favorito alla presidenza è il candidato
della destra liberale del partito al governo del premier Donald Tusk, Bronislaw Komorowski,
che fino a poco tempo fa era dato praticamente sicuro vincitore. Ma la discesa in
campo del gemello del defunto presidente, cioè Jaroslaw Kaczynski, ha cambiato le
carte in gioco: Jaroslaw ha teso la mano a tutti e si presenta come l’uomo che porta
avanti la missione del presidente deceduto e chiama la nazione all’unità.
D.
– Invece, in caso di vittoria di Komorowski, la Polonia avrebbe al vertice rappresentanti
dello stesso partito: cosa significherebbe?
R. - Era
lo scenario più realistico fino a due mesi fa, cioè una Polonia che mette fine ai
dissidi ai vertici del potere, tra il premier Tusk e il presidente Lech Kaczynski.
È interessante notare che anche Jaroslaw Kaczynski adesso dice di essere pronto a
dialogare con il governo Tusk se venisse eletto. Bisogna dire però - e questa forse
è l’unica cosa su cui si può scommettere alla vigilia di questa delicata elezione
- che probabilmente il nome del presidente della Polonia non uscirà domani sera e
si andrà invece al ballottaggio, perché nessuno dei candidati arriverà al 50% più
uno delle preferenze.
D. - Uno dei temi della campagna
elettorale è stato il ritiro delle truppe dall’Afghanistan, ma si è parlato anche
di sanità. Che Paese è oggi la Polonia?
R. - La Polonia
può vantarsi legittimamente e orgogliosamente di essere dal punto di vista economico
veramente un piccolo miracolo, perché è l’unico Paese dell’Unione europea che non
ha subito i durissimi colpi della globalizzazione e della crisi economica del 2008-2009.
Ed è stato l’unico Paese Ue che l’anno scorso ha avuto una crescita del Pil. Quindi
da questo punto di vista è un Paese veramente stabile, soprattutto se si pensa ai
problemi non solo della Grecia, della Spagna, ma soprattutto di altri Paesi dell’est,
come la Lettonia e adesso anche l’Ungheria. Ovviamente le due tragedie, la tragedia
del disastro aereo a Smolensk e poi le terribili inondazioni, che hanno provocato
decine di vittime e tantissimi danni nel mese di maggio in tutta la Polonia occidentale,
hanno fatto davvero riflettere questo Paese.
Iraq
In
Iraq la polizia ha aperto il fuoco per disperdere una manifestazione in cui molte
centinaia di persone protestavano contro i continui black-out dell’energia elettrica
nella città di Bassora, nel Sud del Paese. Secondo alcune fonti almeno un dimostrante
è rimasto ucciso.
Afghanistan
Allarme dell’Onu
sul peggioramento della situazione in Afghanistan. In un rapporto il numero uno del
Palazzo di vetro Ban Ki-moon ha denunciato che il numero di mine piazzate sulle strade
nei primi 4 mesi del 2010 è aumentato del 94 per cento rispetto all’anno scorso. Nel
Paese oggi almeno 7 poliziotti hanno perso la vita in diversi attentati dei talebani.
Media locali riferiscono inoltre che un aereo della Nato ha lanciato per errore una
bomba contro una casa nella provincia di Khost, uccidendo una madre e quattro dei
suoi figli. Sull’episodio è stata avviata un’inchiesta. Nessuna presa di posizione,
per il momento, da parte delle forze internazionali.
Pakistan
In
Pakistan, aerei senza pilota americani sono entrati in azione oggi sul Waziristan
del nord, contro presunte basi dei talebani. Il bilancio provvisorio è di almeno 13
vittime. Il raid coincide con l’arrivo ad Islamabad dell'inviato speciale degli Usa,
Richard Holbrooke, che ha in programma incontri con i vertici locali per parlare dei
rapporti col Pakistan e delle prospettive in Afghanistan.
Yemen
Nello
Yemen stamattina uomini armati hanno assaltato la sede dei servizi segreti di Aden
nel sud del Paese. Le vittime sono almeno 11, tra cui sei membri delle forze di sicurezza.
Testimoni hanno riferito che il commando è riuscito a liberare alcuni detenuti che
si trovavano nella struttura. Ancora da chiarire se dietro l’azione vi sia la mano
di Al Qaeda.
Iran
Le sanzioni contro l’Iran decise
dall’Unione Europea non impediranno a Teheran di proseguire il suo programma nucleare.
Lo ha affermato il vice ministro degli Esteri iraniano, mentre la Repubblica Islamica
sta valutando la revisione dei rapporti con Cina e Russia, in seguito al loro voto
favorevole in seno al Consiglio di Sicurezza Onu per l'adozione di nuove sanzioni
contro Teheran.
Medioriente
Prosegue la mediazione
statunitense per rilanciare il dialogo fra israeliani e plestinesi. Dopo i colloqui
con le parti dei giorni scorsi, oggi l’emissario della Casa Bianca, Geoge Mitchell,
ha incontrato il presidente egiziano Mubarak. Sul fronte Onu il segretario generale,
Ban Ki-moon continua a negoziare con Israele e gli altri Paesi, specie dal fronte
arabo, per trovare un compromesso sull’inchiesta internazionale per il blitz israeliano
contro la flottiglia palestinese di fine maggio. Intanto, il movimento sciita libanese
di Hazbollah oggi ha affermato di non essere in alcun modo coinvolto con la flottiglia
di aiuti umanitari per Gaza, che dovrebbe salpare dal Libano.
Obama-Aung
San Suu Kyi
Appello del presidente Usa, Barack Obama, nei confronti della
Birmania per la liberazione del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, che festeggia
oggi il suo 65.mo compleanno. La stessa azione, “immediata e senza condizioni” è stata
richiesta per tutti i detenuti politici nel Paese.
Vescovi
Usa - esecuzione
Intervento della Chiesa americana sul caso dell’esecuzione
in Utah, negli Stati Uniti, del condannato a morte Ronnie Lee Gardner, giustiziato
ieri per fucilazione. Il servizio è di Elena Molinari:
“Un’esecuzione
che sminuisce la nostra società e che non aiuta le famiglie delle vittime del condannato”:
così, mons. John Wester, vescovo di Salt Lake City nello Utah, ha commentato ieri
l’uccisione di Ronnie Lee Gardner, avvenuta nella sua diocesi. Un’esecuzione portata
a termine per fucilazione, come non succedeva da quasi 35 anni negli Stati Uniti,
in un modo che i giornalisti testimoni dell’esecuzione hanno definito come “un atto
di brutale violenza”. Una definizione simile è emersa dalle parole di mons. Wester:
“E’ un gesto brutale che espande la violenza che la nostra società subisce quotidianamente”,
ha detto il vescovo. Wester ha poi detto di “pregare che la società americana possa
mettersi finalmente alle spalle la pena di morte, un metodo di fare giustizia”, ha
spiegato, “che viola i principi religiosi della maggior parte degli americani”.
Messico
Continua
la battaglia tra narcotrafficanti in Messico. Oggi i cadaveri di altre 12 persone
sono stati ritrovati dalla polizia nei pressi della località balneare di Cancun. Secondo
gli investigatori le vittime sono state torturate e poi uccise. Intanto, dopo le segnalazioni
degli arrestati, si cercano altri luoghi utilizzati dai banditi per occultare i cadaveri.
Somalia
Greenpeace
ha diffuso un rapporto che documenta, attraverso foto, un sospetto traffico d’armi
e rifiuti tossici e radioattivi tra Italia e Somalia. Centinaia di container di dubbia
provenienza sarebbero stati interrati nell’area portuale di Eel Ma'aan, a trenta chilometri
da Mogadiscio, costruito da imprenditori italiani. Intanto, è salito a 18 morti e
25 feriti il bilancio degli scontri di ieri a Mogadiscio tra esercito e miliziani
di Al Shabab.
Cina inondazioni
Ammontano ad oltre
950 milioni di dollari i danni provocati dal maltempo nel sud della Cina. Piogge torrenziali
hanno inondato coltivazioni, interrotto il traffico e le telecomunicazioni, costringendo
quasi 500 mila persone ad abbandonare le proprie abitazioni. Frane e inondazioni,
questa settimana, hanno causato la morte di almeno 69 persone, mentre 44 sono date
per disperse.
Portogallo
Due giorni di lutto
nazionale in Portogallo, oggi e domani, per rendere omaggio allo scrittore lusitano,
José Saramago, premio Nobel per la letteratura nel 1998, morto ieri nella sua casa
a Lanzarote, nelle Isole Canarie. L’autore, malato di leucemia, aveva 87 anni. (Panoramica
internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Michela Altoviti)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 170
E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
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