2010-06-19 14:38:51

Il seminario dell'Azione Cattolica e della Fuci in preparazione alla Settimana sociale italiana. Intervista con Marco Iasevoli


Si sono conclusi questa mattina a Roma i lavori del Seminario promosso dall’Istituto “Vittorio Bachelet” che ha visto protagonisti i giovani di Azione Cattolica e della Fuci. Tema scelto per la due giorni è stato "Il cammino verso la Settimana Sociale e la formazione alla Cittadinanza responsabile". Ce ne parla Davide Dionisi:RealAudioMP3

 

Una formazione che sia all’altezza dei sogni dei giovani, un lavoro che sia espressione di un progetto di vita, una comunità solidale che sia aperta al mondo e al futuro e una cultura della legalità fondata sulla giustizia e sulla pace. Questi i punti centrali del Documento preparatorio alla 46.ma Settimana sociale che i ragazzi dell’Azione Cattolica e i giovani fucini hanno approvato questa mattina, nel corso della giornata conclusiva del seminario promosso dall’Istituto Bachelet. Il titolo del documento presentato alla Domus Mariae è eloquente: “Agenda di speranza dei Giovani di Ac e della Fuci. Osare il futuro nell’Italia di oggi”. Ma per capire meglio quale Paese sognano i ragazzi che hanno preso parte al seminario, ascoltiamo la testimonianza di uno dei promotori dell’iniziativa, Marco Iasevoli, vicepresidente nazionale per il Settore giovani dell’Azione Cattolica:

 

R. – Sognano un Paese meritocratico che guarda al futuro, equo, solidale, che sappia guardare anche oltre il proprio naso, oltre i confini nazionali, agli scenari globali e alle istanze di giustizia e di pace che provengono da tutto il mondo.

 

D. – L’Italia che vogliamo è un’Italia capace di impegnarsi nel contesto europeo ed in quello mondiale nella promozione di uno sviluppo umano sempre più inclusivo e nello sradicamento della povertà e dell’esclusione sociale sofferta da tanti, troppi nostri fratelli sulla terra. Quale sarà il vostro reale contributo?

 

R. – Quello dei giovani che si impegnano nell’associazionismo cattolico è già un impegno che va oltre i confini nazionali, che stringe legami di solidarietà, legami di amicizia, legami di fraternità con altri giovani in altri Paesi del mondo. Noi chiediamo agli adulti di superare localismi, addirittura i regionalismi che adesso stanno tornando di moda, per ricompattare il Paese in un progetto di umanità migliore. L’impegno dei giovani delle associazioni cattoliche – dell’Azione Cattolica e della Fuci – è quello di inglobare in una rete più ampia di fraternità e di solidarietà i giovani, credenti e non credenti, di altre parti del mondo.

 

D. – Parliamo della sottolineatura  critica nei confronti sistema-Italia: “Nonostante il tanto parlare di politiche giovanili – scrivete voi nel vostro documento – il nostro Paese sembra confermare la sua impostazione gerontocratica nella gestione delle sue dinamiche interne”...

 

R. – Lo avvertiamo, questo, nel sistema dell’istruzione, nel sistema della formazione universitaria, nell’impostazione del discorso generale sulle giovani generazioni. In realtà, noi avvertiamo un grande pericolo: che a parlare dei giovani, sostanzialmente, oggi, sia la generazione adulta, mentre i giovani non hanno più il diritto di auto-rappresentarsi ed auto-definirsi. Il nostro documento vuole essere soprattutto un appello perché i giovani recuperino soggettività nel sistema-Paese e soprattutto un protagonismo: che non significa soltanto avere delle responsabilità e delle decisioni da prendere, ma essere considerati soggetti che portano una particolare identità e particolari valori, e particolari talenti a questo Paese.

 

D. – Secondo voi, lo stile del “bene dire” e del “fare rete” sono formule vincenti per superare anche questo profondo momento di crisi. Come intendete convincere i vostri coetanei che non appartengono all’Azione Cattolica o alla Fuci?

 

R. – Noi intendiamo convincere i nostri coetanei con uno stile che è quello della gratuità. Il nostro servizio al Paese non è ispirato ad ideologie, non è ispirato a determinati modi di intendere la politica, l’economia, il lavoro. E’ ispirato ad un criterio, ed è quello del servizio gratuito ai fratelli, è servizio gratuito alle comunità. Noi pensiamo che, oggi, il discorso sui giovani debba essere un discorso positivo e non negativo. Bisogna uscire dalla logica dei contrasti, delle giustapposizioni. Bisogna creare dei terreni in cui le persone possano confrontarsi senza pregiudizi e senza prevenzioni. I giovani cattolici dell’Azione Cattolica e della Fuci vogliono creare un terreno fertile per questo tipo di approccio.








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