Il seminario dell'Azione Cattolica e della Fuci in preparazione alla Settimana sociale
italiana. Intervista con Marco Iasevoli
Si sono conclusi questa mattina a Roma i lavori del Seminario promosso dall’Istituto
“Vittorio Bachelet” che ha visto protagonisti i giovani di Azione Cattolica e della
Fuci. Tema scelto per la due giorni è stato "Il cammino verso la Settimana Sociale
e la formazione alla Cittadinanza responsabile". Ce ne parla Davide Dionisi:
Una
formazione che sia all’altezza dei sogni dei giovani, un lavoro che sia espressione
di un progetto di vita, una comunità solidale che sia aperta al mondo e al futuro
e una cultura della legalità fondata sulla giustizia e sulla pace. Questi i punti
centrali del Documento preparatorio alla 46.ma Settimana sociale che i ragazzi dell’Azione
Cattolica e i giovani fucini hanno approvato questa mattina, nel corso della giornata
conclusiva del seminario promosso dall’Istituto Bachelet. Il titolo del documento
presentato alla Domus Mariae è eloquente: “Agenda di speranza dei Giovani di Ac e
della Fuci. Osare il futuro nell’Italia di oggi”. Ma per capire meglio quale Paese
sognano i ragazzi che hanno preso parte al seminario, ascoltiamo la testimonianza
di uno dei promotori dell’iniziativa, Marco Iasevoli, vicepresidente
nazionale per il Settore giovani dell’Azione Cattolica:
R.
– Sognano un Paese meritocratico che guarda al futuro, equo, solidale, che sappia
guardare anche oltre il proprio naso, oltre i confini nazionali, agli scenari globali
e alle istanze di giustizia e di pace che provengono da tutto il mondo.
D.
– L’Italia che vogliamo è un’Italia capace di impegnarsi nel contesto europeo ed in
quello mondiale nella promozione di uno sviluppo umano sempre più inclusivo e nello
sradicamento della povertà e dell’esclusione sociale sofferta da tanti, troppi nostri
fratelli sulla terra. Quale sarà il vostro reale contributo?
R.
– Quello dei giovani che si impegnano nell’associazionismo cattolico è già un impegno
che va oltre i confini nazionali, che stringe legami di solidarietà, legami di amicizia,
legami di fraternità con altri giovani in altri Paesi del mondo. Noi chiediamo agli
adulti di superare localismi, addirittura i regionalismi che adesso stanno tornando
di moda, per ricompattare il Paese in un progetto di umanità migliore. L’impegno dei
giovani delle associazioni cattoliche – dell’Azione Cattolica e della Fuci – è quello
di inglobare in una rete più ampia di fraternità e di solidarietà i giovani, credenti
e non credenti, di altre parti del mondo.
D. – Parliamo
della sottolineatura critica nei confronti sistema-Italia: “Nonostante il tanto parlare
di politiche giovanili – scrivete voi nel vostro documento – il nostro Paese sembra
confermare la sua impostazione gerontocratica nella gestione delle sue dinamiche interne”...
R.
– Lo avvertiamo, questo, nel sistema dell’istruzione, nel sistema della formazione
universitaria, nell’impostazione del discorso generale sulle giovani generazioni.
In realtà, noi avvertiamo un grande pericolo: che a parlare dei giovani, sostanzialmente,
oggi, sia la generazione adulta, mentre i giovani non hanno più il diritto di auto-rappresentarsi
ed auto-definirsi. Il nostro documento vuole essere soprattutto un appello perché
i giovani recuperino soggettività nel sistema-Paese e soprattutto un protagonismo:
che non significa soltanto avere delle responsabilità e delle decisioni da prendere,
ma essere considerati soggetti che portano una particolare identità e particolari
valori, e particolari talenti a questo Paese.
D. – Secondo
voi, lo stile del “bene dire” e del “fare rete” sono formule vincenti per superare
anche questo profondo momento di crisi. Come intendete convincere i vostri coetanei
che non appartengono all’Azione Cattolica o alla Fuci?
R.
– Noi intendiamo convincere i nostri coetanei con uno stile che è quello della gratuità.
Il nostro servizio al Paese non è ispirato ad ideologie, non è ispirato a determinati
modi di intendere la politica, l’economia, il lavoro. E’ ispirato ad un criterio,
ed è quello del servizio gratuito ai fratelli, è servizio gratuito alle comunità.
Noi pensiamo che, oggi, il discorso sui giovani debba essere un discorso positivo
e non negativo. Bisogna uscire dalla logica dei contrasti, delle giustapposizioni.
Bisogna creare dei terreni in cui le persone possano confrontarsi senza pregiudizi
e senza prevenzioni. I giovani cattolici dell’Azione Cattolica e della Fuci vogliono
creare un terreno fertile per questo tipo di approccio.