Il cardinale Ortega sulla visita di mons. Mamberti a Cuba: un appoggio importante
da Roma per la nostra Chiesa
Una visita che rafforza la nostra presenza ecclesiale a Cuba. E’ il pensiero con il
quale il cardinale arcivescovo de L’Avana, Jaime Ortega, definisce l’importanza
della presenza sull’Isola caraibica del segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo
Dominique Mamberti. Il presule, giunto a Cuba martedì scorso, ha aperto i lavori della
X Settimana sociale cubana, oltre ad aver presieduto ad altre cerimonie. Al microfono
di Alina Tufani, della redazione ispanoamericana della nostra emittente, il
cardinale Ortega mette in risalto i temi di una visita che cade nel 75.mo anniversario
delle relazioni tra la Santa Sede e Cuba:
R.
– Noi abbiamo sempre avuto la possibilità di ricevere, qui a Cuba, diversi rappresentanti
della Santa Sede, ma soprattutto i segretari per i Rapporti con gli Stati. Le visite
sono state molto apprezzate dal governo e dalla Chiesa, anche, perché sono sempre
riuscite ad approfondire la relazione della Chiesa locale con lo Stato. E questo appoggio
della Santa Sede per noi è stato molto importante, soprattutto nel periodo più difficile
vissuto dalla Chiesa in Cuba negli anni Settanta e forse Ottanta. Adesso, questa visita
si cala in una situazione un po’ diversa: non abbiamo la stessa situazione, le relazioni
sono sempre più distese, meno difficili. Questa visita serve a rafforzare la nostra
presenza a Cuba come Chiesa. La Chiesa locale svolge oggi un ruolo importante in favore
dei prigionieri e la Chiesa di Roma viene sostanzialmente per offrire un appoggio
alla Chiesa locale a Cuba in questo dialogo speciale con lo Stato cubano in questo
preciso momento. E’, dunque, una visita molto opportuna, anche per celebrare i 75
anni delle relazioni tra lo Stato cubano e la Santa Sede.
D.
– Questa visita si svolge in coincidenza dell’apertura della Settimana sociale della
Chiesa in Cuba. Qual è l’importanza di questo avvenimento?
R.
– Serve ad approfondire il compito sociale della Chiesa. Per noi è stata una novità:
20 anni fa, la Chiesa in Cuba non aveva alcuna presenza sociale. Abbiamo creato la
Caritas, abbiamo creato una Commissione giustizia e pace a Cuba, la Conferenza episcopale…
Dunque, in questi venti anni è stato compiuto un certo cammino e la Settimana sociale
offre annualmente la possibilità di fare un’analisi del cammino fatto, una prospettiva
per il futuro sulla base della situazione attuale, che è un po’ “nuova”.
D.
– “Un po’ nuova”, in che senso?
R. – Nel senso che stiamo
aspettando tanti cambiamenti socioeconomici, che sono stati annunciati dal governo
un po’ più di un anno fa. La Chiesa ha incoraggiato questi cambiamenti: per questo,
la Settimana sociale sarà un momento speciale per guardare al futuro immediato. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)