I cristiani in Irlanda del Nord per il credito solidale
Le comunità cristiane in Irlanda del Nord hanno rivolto un appello a supportare gli
imprenditori e i commercianti, attraverso un atteggiamento più positivo e comprensivo
da parte del sistema bancario. L'Irlanda in generale e, in particolare, l'Irlanda
del Nord, - riferisce L'Osservatore Romani - sta attraversando una crisi economica
profonda, accentuata da rischi di tensioni politico-sociali. Dopo, infatti, il ciclo
congiunturale favorevole degli anni passati, che aveva favorito un vero e proprio
boom ecomico, attualmente è calata l'ombra della recessione. Le imprese e famiglie
sono in difficoltà e il prezzo più alto è pagato dalle nuove generazioni: secondo
le stime negli ultimi due anni la disoccupazione è pressoché raddoppiata passando
al 12,5% e il 90% circa dei posti di lavoro persi ha visto coinvolti giovani della
fascia di età sotto i trent'anni. Inoltre, nel 2009, circa 40.000 irlandesi hanno
lasciato il Paese per cercare fortuna all'estero (nel 2008 erano stati 7.800). Le
comunità religiose in Irlanda del Nord, dunque, si rivolgono al sistema bancario per
assicurare il sostegno alla rete imprenditoriale e commerciale, per arginare la disoccupazione
che mette a repentaglio la sopravvivenza di migliaia di famiglie. L'iniziativa ecumenica
è stata lanciata da cattolici, anglicani, metodisti e presbiteriani, che rappresentano
le quattro maggiori comunità religiose. Le comunità, in particolare, stigmatizzano
la pratica speculativa messa in atto dalle banche, nonostante la realtà in cui versa
il Paese. «Siamo profondamente preoccupati — sottolinea il cardinale arcivescovo di
Armagh, Seán Baptist Brady, presidente della Irish Catholic Bishop's Conference e
primate di tutta l'Irlanda — per il livello di pressione che subiscono imprenditori
e commercianti, sia per l'impatto dello rallentamento economico che per il comportamento
di molte banche nei loro confronti. Molti di coloro che si sono rivolti a noi hanno
lamentato le inutili pressioni finanziarie alle quali sono sottoposti mentre cercano
di realizzare i loro progetti e di dare lavoro alla gente». Molti istituti di credito,
ha aggiunto il cardinale, «sono a loro volta imprese di affari e hanno ricevuto sostegno
quando è stato necessario e ora gli utenti vorrebbero da essi un atteggiamento più
comprensivo. Le banche hanno un dovere nei confronti della società, della situazione
socio-economica delle persone, così come il dovere legittimo di perseguire il proprio
profitto». Quella della pratica speculativa bancaria, puntualizza, l'arcivescovo anglicano
di Armagh, primate di tutta l'Irlanda e metropolita della Church of Ireland, il reverendo
Alan Edwin Thomas Harper, «è una delle questioni che speriamo di affrontare nei colloqui
con i rappresentanti del Governo autonomo dell'Irlanda del Nord. Nessuno chiede il
ritorno al facile accesso al credito degli anni passati che ha fatto precipitare il
mondo in questa profonda crisi finanziaria ed economica, ma occorre trovare una via
per supportare il mercato in maniera più positiva». A ribadire il concetto è il presidente
della Methodist Church, il reverendo Paul Kingston: «Siamo consapevoli che le banche
hanno diversi approcci al problema, ma ascoltando gli imprenditori ci sembra che il
rapporto tra loro si sia rotto. Il moderatore della Presbyterian Church in Ireland,
Norman Hamilton, conclude ribadendo che «è giunto il tempo per gli istituti di credito
di prendere decisioni che abbiamo un positivo impatto sulle vite delle persone. (R.P.)