Mons. Mamberti a Cuba per le Settimana sociale della Chiesa cubana: comunità civile
ed ecclesiale chiamate a collaborare per il vero bene dell'uomo
A Cuba, proseguono le celebrazioni per i 75 anni delle relazioni tra Vaticano e Paese
caraibico. Ieri, il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, l'arcivescovo
Dominique Mamberti, ha presieduto la Santa Messa nella cattedrale dell’Avana sottolineando
che, nell’ambito di tali relazioni, “c’è ancora molto da fare”. Mercoledì scorso,
aprendo i lavori della decima Settimana sociale della Chiesa cubana, mons. Mamberti
ha poi portato “la vicinanza di Benedetto XVI e la sua affettuosa benedizione”. Nel
suo intervento, il presule ha anche ricordato i molteplici significati del termine
laicità e i possibili effetti del rapporto tra l’ordinamento dello Stato e la dimensione
religiosa. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Mons.
Mamberti ha ricordato l’evoluzione storica del termine “laicità”, che sin dalle sue
origini si riferisce alla distinzione tra l’autorità ecclesiale e quella civile: senza
il Vangelo di Cristo – ha spiegato il presule – non sarebbe entrata nella storia dell’umanità
“la fondamentale distinzione fra ciò che l’uomo deve a Dio e quello che deve a Cesare”,
ovvero all’autorità civile. Il termine laicità indica anche la condizione del semplice
fedele cristiano, “non appartenente né al clero né allo stato religioso”. Nel Medioevo,
la parola laicità non designa una categoria di fedeli ma descrive “il tipo di rapporto
che si instaura tra le autorità della Chiesa e quelle civili”. Ognuno di questi significati
non è stato annullato o superato, ma le tre diverse accezioni sono “tra loro strettamente
congiunte e interdipendenti”.
Dopo aver ricordato il
molteplice valore semantico del termine laicità, mons. Mamberti si è soffermato sul
rapporto tra l’ordinamento dello Stato e la dimensione religiosa. Laicità, neutralità
e separazione – ha detto – devono servire come “ulteriore garanzia della libertà religiosa
e, se non si riferiscono a questa, smettono di avere senso”. La mancata subordinazione
logica della laicità al rispetto della libertà religiosa costituisce per quest’ultima
una possibile minaccia: “Quando si pretende di subordinare la libertà religiosa a
qualche altro principio – ha affermato il presule – allora la laicità tende a trasformarsi
in laicismo, la neutralità in agnosticismo, la separazione in ostilità”. In tal caso,
lo Stato farebbe della laicità “un valore supremo”. Ma per uno Stato – ha sottolineato
mons. Mamberti – definirsi laico “non può significare voler emarginare o rifiutare
la dimensione religiosa”. Compito dello Stato dovrebbe essere quello “di riconoscere
il ruolo centrale della libertà religiosa” per permettere ad ogni persona di vivere
liberamente la propria fede.
La laicità – ha poi osservato
il presule – è dunque “un mezzo importante” per rispettare la libertà religiosa. Il
principio della laicità richiede ai cattolici “di riconoscere la giusta autonomia
delle realtà temporali, tra le quali rientra anche la comunità politica”. Ma tale
rispetto non implica “un’autonomia etica”. Lo Stato non è sganciato e indipendente
da ogni norma morale: “La storia – ha detto mons. Mamberti – testimonia purtroppo
con abbondanza di esempi le nefaste conseguenze di forme di governo e di Stato che
si sono considerate superiori ai valori morali”. La presenza dei cristiani nella società
è invece “un lievito” che concorre a perseguire “l’autentico bene comune”. Sono perciò
del tutto “pretestuose” – ha fatto notare il presule – le ricorrenti accuse di ingerenza
che spesso vengono mosse contro la Chiesa quando difende “valori e principi antropologici
ed etici radicati nella natura dell’essere umano, riconoscibili anche attraverso il
retto uso della ragione”. Come sottolinea Benedetto XVI nell’Enciclica Deus caritas
est, la “Chiesa non può e non deve mettersi al posto dello Stato”, ma non può e
non deve neanche “restare ai margini nella lotta per la giustizia”.
La
laicità dello Stato non si traduce dunque “nell’emarginazione della dimensione religiosa
e della comunità dei credenti dalla vita sociale”. Si fonda invece sul rispetto e
la collaborazione tra la comunità civile e quella ecclesiale per il vero bene dell’uomo.
Quella dei laici – ha concluso l'arcivescovo Mamberti – è una missione “di impegno,
di testimonianza, di dialogo e di animazione dentro la società”. Una missione che
deve far leva su una profonda vita spirituale e su un’adeguata formazione dottrinale.