Corea: la Chiesa chiede di non fermare gli aiuti umanitari al Nord
Le tensioni politiche e i venti di guerra non devono fermare gli aiuti umanitari ai
fratelli nordocoreani che soffrono la fame: è l’appello lanciato dalla Chiesa coreana
che, secondo informazioni raccolte dall’agenzia Fides, teme “una crisi umanitaria
simile a quella che sconvolse la Nord Corea negli anni ‘90”. Le vittime principali
della crisi politica in corso, che ha avuto come ripercussione il blocco degli scambi
bilaterali, “sono i civili e i gruppi più vulnerabili del Nord”, dice la Caritas Corea
che gestisce programmi di solidarietà e di sviluppo in favore delle popolazioni del
Nord, che soffrono fame e povertà. La Chiesa cattolica si è mobilitata e ha condiviso
l’appello con le altre comunità religiose della Corea: “Il flusso di aiuti umanitari
al Nord deve riprendere al più presto”, affermano leader ed esponenti religiosi coreani
che, riuniti ieri in una conferenza pubblica, hanno ufficialmente chiesto al governo
di Seul di sbloccare le azioni umanitarie. Un comunicato firmato da 527 esponenti
di diverse comunità religiose, riuniti nel forum “Religious Solidarity for Reconciliation
and Peace of Korea”, ribadisce “l’allarmante situazione di miseria e la drammatica
carenza di cibo che affligge milioni di fratelli nordcoreani”. Di fronte a tale emergenza,
“l’aiuto umanitario resta fondamentale e può contribuire alla riconciliazione fra
Nord e Sud”, dice il forum che comprende membri cattolici, protestanti e buddisti.
Il forum chiede al governo di “sospendere la sua politica di non-cooperazione”: infatti
da quando Lee Myung-bak è divenuto Presidente della Sud Corea, nel 2008, il governo
ha bloccato numerosi programmi di assistenza promossi da gruppi civili e anche istituzioni
religiose. Inoltre tutte le forme di scambio e di aiuto umanitario sono state cancellate
dopo la crisi seguita all’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan, il 26 marzo
scorso, di cui è accusata la marina militare del Nord. Ieri leader militari sudcoreani
hanno avvertito che Pyongyang ha ammassato oltre 180mila soldati al confine e che
questa strategia ostile potrebbe portare alla “guerra totale”. Pur riconoscendo le
indubbie responsabilità del governo di Kim Jong-il, leader della Corea del Nord, il
forum dei religiosi nota che “non si può agire con la logica dell’occhio per occhio,
ignorando milioni di affamati”. Per questo i credenti invocano il dialogo e un summit
fra i leader delle due nazioni, al fine di rompere l’impasse attuale, prima che la
penisola sprofondi in una nuova, tragica ondata di guerra e violenza, con indicibili
sofferenze per tutto il popolo coreano. (R.P.)