La Bp stanzia 20 miliardi di dollari per i risarcimenti nel Golfo del Messico e 100
milioni per i lavoratori del petrolifero
La compagnia BP si è impegnata a pagare i danni provocati dalla Marea Nera nel Golfo
del Messico. Nell’incontro di ieri con il presidente Obama i vertici del colosso petrolifero
hanno messo in campo un fondo di 20 miliardi di euro per i risarcimenti, sospeso i
dividendi per il 2010 e promesso 100 milioni per i lavoratori del settore energetico
rimasti senza impiego. Intanto, in mare, è stato disposto un nuovo sistema per bruciare
il greggio che continua ad uscire dal pozzo. In profondità, si stanno utilizzando
dei solventi, normalmente impiegati fino ad ora solo in superficie. Ma quali possono
essere i rischi di questo intervento? Antonella Palermo lo ha chiesto a Romano
Pagnotta, dirigente dell’Istituto di Ricerca sulle Acque del Centro nazionale
ricerche (Cnr):
R.
- Diciamo che questi disperdenti sono necessari perché servono a mantenere solubile
l’idrocarburo, che altrimenti tenderebbe, perdendo la parte più volatile, ad addensarsi
e a diventare una palla di catrame. Mentre l’idrocarburo disciolto è aggredibile da
parte di batteri che sono naturalmente presenti nelle acque. Quando invece questa
massa solidifica, il processo diventa più complicato, per questo i disperdenti sono
importanti. Hanno però degli inconvenienti, nel senso che hanno una loro tossicità.
E’ vero che adesso si parla di disperdenti di terza generazione rispetto ai primi,
per cui i danni maggiori che si sono manifestati per tanti anni a seguire, più che
legati agli idrocarburi erano quelli legati all’uso di questi disperdenti, tant’è
che nelle zone in cui i disperdenti non sono stati usati, dopo un certo numero di
anni - quattro o cinque - si era ripristinato un ecosistema comparabile in qualche
modo a quello esistente. Laddove invece erano stati utilizzati questi disperdenti,
il tempo necessario per riprendersi all’ambiente è stato maggiore. A volte, quindi,
anche l’intervento ha un suo effetto sull’ambiente.
D.
- I danni sulla popolazione?
R. - Al di là del fatto
che l’incidente ha comportato, se ricordo bene, 11 morti, i danni sulla popolazione
sono prevalentemente danni di tipo “indiretto”, nel senso che la popolazione deve
vivere in un ambiente contaminato, la popolazione non può più utilizzare prodotti
ittici che era abituata ad utilizzare perché era un mare estremamente pescoso, un
mare in cui c’era la più elevata produzione di gamberi. Sono quindi danni indiretti,
ma legati alla mancanza del turismo. Dunque, danni economici piuttosto rilevanti,
al di là di quelli che possono essere i danni di tipo igienico-sanitario per i quali,
forse, sono possibili delle operazioni di prevenzione. Non ci sono cioè effetti diretti
immediati. (Montaggio a cura di Maria Brigini)