Il cardinale Vallini a conclusione del Convegno diocesano di Roma: la fede non è più
un presupposto, serve un nuovo annuncio del Vangelo
Si conclude stasera con le assemblee pastorali parrocchiali il Convegno diocesano
a Roma su "Eucaristia domenicale e testimonianza della carità". Sulla base delle relazioni
giunte dalle assemblee parrocchiali e delle indicazioni offerte dal Papa martedì sera,
all’apertura della tre giorni, ieri il cardinale vicario Agostino Vallini ha
indicato a parroci e fedeli gli orientamenti per il prossimo anno pastorale. Ma quali
sono le urgenze pastorali della diocesi di Roma? Tiziana Campisi lo ha chiesto
al porporato:
R.
– Oggi, c’è bisogno di una nuova evangelizzazione per offrire ai battezzati ed ai
non battezzati la possibilità di riscoprire la bellezza di essere discepoli del Signore.
Non possiamo più presupporre la fede in tutti i battezzati: dobbiamo offrire vie formative
e occasioni, soprattutto a partire dalla Parola di Dio nuovamente annunciata, per
poter risuscitare la fede o suscitare la fede.
D. –
Quali sono le preoccupazioni che la toccano di più, come cardinale vicario della Chiesa
di Roma?
R. – Certamente, un calo di partecipazione
da parte dei fedeli alla celebrazione dell’Eucaristia domenicale. La vita moderna,
il consumismo, i ritmi frenetici del vivere quotidiano, portano tante persone a Roma
a lasciare la città e ad evadere. Luoghi di incontro, oggi, sono diventati anche i
centri commerciali. C’è una partecipazione solida da parte di tanti fedeli, ma molti
oggi non sentono più il bisogno di santificare la domenica partecipando alla celebrazione
dell’Eucaristia. Questo ci preoccupa, e cerchiamo di affrontare questo problema a
partire soprattutto dalla necessità di ridare motivazioni alla fede dei nostri fedeli.
Ed anche ad annunciare la fede ai non cristiani: a Roma sono tanti!
D.
– Quali orientamenti ha voluto dare alle parrocchie romane?
R.
– Incoraggerò la lectio divina settimanale in parrocchia e poi tutta una serie
di suggerimenti e di orientamenti per quanto riguarda la scoperta – o la riscoperta
– del mistero eucaristico, sia negli itinerari formativi, sia nella stessa formazione.
La stessa celebrazione è già esperienza di evangelizzazione, di annuncio del mistero
eucaristico. E quindi, il modo di celebrare, il silenzio nelle celebrazioni, che siano
sempre esperienze di preghiera, la cura nella formazione degli operatori liturgici.
Il Papa ci diceva: prodigatevi che in ogni parrocchia ci sia un gruppo liturgico che
curi la formazione di tutti quelli che collaborano: i ministranti, i lettori, i cantori,
gli animatori liturgici. E poi, la celebrazione dell’Eucaristia può diventare fermento
per una testimonianza della carità.
D. – Quali frutti
spera da questo convegno?
R. – Ne aspetto tanti. Soprattutto
– avendo notato un grande impegno da parte dei parroci e dei sacerdoti, ma anche dei
collaboratori pastorali nella verifica della realtà nelle loro parrocchie – mi aspetto
che nelle assemblee parrocchiali gli orientamenti possano essere formulati e concretizzati
nei diversi contesti. Ci auguriamo anche che nel tempo tanti cristiani possano risentire
l’esigenza di gustare l’incontro con il Signore. Il giorno della Risurrezione, la
Pasqua della settimana: che possa ridiventare l’inizio della settimana. Diceva il
Santo Padre: un nuovo inizio è stata la Risurrezione di Gesù; un nuovo inizio è ogni
celebrazione dell’Eucaristia. Possa essere così anche per la vita delle nostre comunità.