2010-06-16 14:46:44

Mons. Marchetto "rilegge" il Concilio Vaticano II: non ci fu rottura né contrapposizione col passato


“Rileggere il Concilio Vaticano II”, il tema affidato all’arcivescovo Agostino Marchetto nell’ambito del Programma “Leggere il Novecento”, ciclo di conferenze promosso dalla Fondazione Rubettino, che domani pomeriggio ospiterà a Roma, presso la sede della Conferenza dei Rettori a piazza Rondanini, il secondo incontro dedicato al Magno Sinodo. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

 

“L’abbraccio fra tradizione e rinnovamento nel Magno Concilio” è stato il "filo rosso" della dotta trattazione di mons. Marchetto. “Non dovrò, credo esordisce il presule convincere nessuno dell’importanza e del valore dottrinale, spirituale e pastorale del Concilio Ecumenico Vaticano II”, “‘icona’ della Chiesa cattolica”, sottolinea, di ciò che “il cattolicesimo è, costituzionalmente, comunione, anche con il passato, con le origini, identità nell’evoluzione, fedeltà nel rinnovamento”.

 

Ricorda, l’arcivescovo, che “la risoluzione di convocare un Concilio nacque nell’animo di Giovanni XXIII dal constatare la grave crisi che il decadimento dei valori morali e spirituali aveva causato nella società contemporanea”. E certo il Vaticano II - osserva l’arcivescovo Marchetto - “ha perseguito un aggiornamento che voleva essere non rottura con il passato o contrapposizione di momenti storici ma crescita e perfezionamento del bene in atto nella Chiesa”. Dunque “Non si può ammettere” una “interpretazione semplicistica”, dei documenti conciliari “che presenti il magno Sinodo stesso come luogo di scontro tra ‘conservatori’ e ‘progressisti’”. A tale proposito, rammenta mons. Marchetto, con quale “tenacia e pazienza Paolo VI si adoperò affinché i problemi, mediante il dibattito sereno ed approfondito, fossero chiariti e si potesse raggiungere la maggioranza più larga possibile.” “Un lavoro lungo e difficile, che procurò al mite e paziente Pontefice tanta amarezza e sofferenza”, da essere appellato ‘il martire del Concilio’. Conclusa l’assise inizia l’attuazione. “Un periodo decisivo e oltremodo delicato”, spiega mons. Marchetto, poiché “nel susseguirsi di cambiamenti e di nuovi orientamenti” si ebbero “tentativi di ritorno indietro o di fughe in avanti”. “Ciascuno tendeva (ed è vero anche oggi)” – ha osservato mons. Marchetto – a prendere “quanto collimava con la propria visione, o, peggio, ‘ideologia’”, senza accettare l’insieme del corpus dei testi conciliari. Occorre invece comprendere – conclude l’arcivescovo Marchetto – che il Vaticano II “sancì uno sviluppo teologico già avvenuto e lo tradusse in approccio pastorale, in risposta alle esigenze dei tempi, nella continuità della dottrina”.








All the contents on this site are copyrighted ©.