Benedetto XVI al Convegno diocesano di Roma: Eucaristia e carità vissuta per cambiare
la mentalità degli uomini e la società. In serata l'intervento del card. Vallini
La centralità dell’Eucaristia e la testimonianza della carità al centro del discorso
di Benedetto XVI che ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano ha aperto
i lavori del Convegno diocesano che conclude l’anno pastorale. Titolo dell’incontro,
che si concluderà domani: “Si aprirono loro gli occhi, lo riconobbero e lo annunziarono.
L’Eucaristia domenicale e la testimonianza della carità”. Due aspetti fondamentali,
questi, che sono stati approfonditi nell’anno appena trascorso. Il servizio di Debora
Donnini:
(canto)
L’Eucaristia
è il memoriale della morte e risurrezione di Cristo. Una parola, "memoriale", che
viene dal verbo ebraico zakar, che significa non semplice ricordo di qualcosa
che è accaduto nel passato, ma “celebrazione che attualizza quell’evento in modo da
riprodurne l’efficacia salvifica”. Lo ha sottolineato Benedetto XVI nel suo discorso
di apertura del Convegno diocesano di Roma. Nell’antichità, infatti, si offrivano
in sacrificio alle divinità animali o frutti della terra. Gesù, invece, offre se stesso,
diventa quel sacrificio che la liturgia offre nella Santa Messa, ha ricordato il Papa.
Infatti, il pane e il vino diventano il suo vero Corpo e Sangue.
Benedetto
XVI chiede quindi che negli itinerari di educazione alla fede di bambini e giovani
e nei centri di ascolto della Parola si sottolinei questa presenza reale. E’ necessario
che “nella liturgia emerga con chiarezza la dimensione trascendente, quella del Mistero”
che “illumina anche quella orizzontale”, ossia il legame di comunione fra quanti appartengono
alla Chiesa. Infatti, ha spiegato il Pontefice, quando prevale quest’ultima non si
comprende pienamente la bellezza del mistero celebrato. Quindi, il Papa si è soffermato
sull’importanza di partecipare alla Messa:
“E’
molto importante, per noi cristiani, seguire questo ritmo nuovo del tempo, incontrarci
con il Risorto nella domenica e così ‘prendere’ con noi questa sua presenza, che ci
trasformi e trasformi il nostro tempo”.
Il Papa
invita quindi i sacerdoti a celebrare la Messa con intensa partecipazione interiore
e tutti a riscoprire la fecondità dell’adorazione eucaristica. L’Eucaristia è quella
che trasforma un semplice gruppo in comunità ecclesiale e deve essere la struttura
portante della vita di ogni comunità parrocchiale.
“Esorto
tutti a curare al meglio, anche attraverso appositi gruppi liturgici, la preparazione
e la celebrazione dell’Eucaristia, perché quanti vi partecipano possano incontrare
il Signore”.
Nutrendoci di Lui, prosegue il Papa,
siamo liberati dai vincoli dell’individualismo, e diventiamo una cosa sola. Così si
superano le differenze di professione, ceto, nazionalità. Ci sentiamo figli di Dio.
Il nutrimento del Corpo di Cristo porta anche ad accogliere la vita di Dio. Quindi,
possiamo abbandonare la logica del mondo e seguire quella del dono e della gratuità.
“La
carità è in grado di generare un cambiamento autentico e permanente della società,
agendo nei cuori e nelle menti degli uomini, e quando è vissuta nella verità ‘è la
principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera’”.
Roma
chiede una più chiara e limpida testimonianza della carità. Per questo il Papa si
è detto grato a quanti si impegnano per i poveri e gli emarginati. Una celebrazione
eucaristica, ha sottolineato, che non conduce ad incontrare gli uomini lì dove essi
vivono, lavorano e soffrono per portare loro l’amore di Dio non manifesta la verità
che racchiude. Bisogna dunque offrire i nostri corpi in sacrificio spirituale gradito
a Dio in quelle circostanze che richiedono di far morire il nostro io. “In un tempo
di crisi economica e sociale bisogna dunque essere solidali con coloro che vivono
nell’indigenza, per offrire a tutti la speranza di un domani migliore e degno dell’uomo”.
Ma la natura dell’amore richiede anche scelte di vita definitive e irrevocabili. Benedetto
XVI ha dunque esortato i giovani a non avere paura di amare Cristo nel sacerdozio
e nel formare famiglie cristiane “che vivono l’amore fedele, indissolubile e aperto
alla vita.
Prima del discorso di Benedetto XVI, l’indirizzo
di saluto del cardinale vicario Agostino Vallini che, a nome della diocesi di Roma,
ha manifestato affetto al Papa per la sofferenza di questi ultimi mesi e gratitudine
per il richiamo evangelico a combattere il peccato, il male spirituale che – ha detto
– a volte purtroppo contagia anche i membri della Chiesa.
Dopo
l’intervento del Papa di ieri sera, prosegue oggi, nella basilica di San Giovanni
in Laterano, a Roma, il convegno diocesano su Eucaristia domenicale e testimonianza
della carità. Sulla base delle relazioni giunte dalle assemblee parrocchiali e delle
indicazioni del Papa stesso, stasera il cardinale vicario Agostino Vallini offre a
parroci e fedeli gli orientamenti per il prossimo anno pastorale. Ma quali sono le
emergenze pastorali della diocesi di Roma? Tiziana Campisi lo ha chiesto al
cardinale Vallini: