2010-06-16 15:31:50

Attesa per un alleggerimento del blocco a Gaza. L'Unrwa: è ora di cambiare rotta


In Medio Oriente si attende una decisione del governo israeliano sulla possibilità di allentare il blocco su Gaza, dopo il pressing della Comunità internazionale a seguito dell’attacco alla flottiglia carica di aiuti umanitari, avvenuto lo scorso 31 maggio. Francesca Sabatinelli ha intervistato Filippo Grandi, commissario generale dell’Unrwa, agenzia dell’Onu per l’assistenza e il lavoro ai rifugiati palestinesi:RealAudioMP3

 

R. - Da anni stiamo dicendo che questo blocco non solo è inutile ed assurdo, ma anche profondamente ingiusto verso la popolazione civile di Gaza. Certo, quello che ha provocato questa situazione è stata una tragedia, ovvero l’attacco alla cosiddetta flotta umanitaria. Ma speriamo ora che almeno dalla tragedia possa nascere l’opportunità - finalmente - di cambiare politica, come molti stanno affermando negli ultimi giorni e anche come molti israeliani stanno dicendo. E’ una decisione lungamente attesa. Speriamo possa intervenire nei prossimi giorni.  

D. - Questo potrebbe risolvere la situazione o almeno parte della situazione degli abitanti?

 

R. - La situazione può essere risolta solo se il blocco soprattutto terrestre è levato in modo sostanziale. Posso parlare della mia agenzia, l’Unrwa, che ha il programma molto ambizioso di ricostruzione di case, scuole, centri sanitari, costruzioni e ricostruzione di cui Gaza ha un bisogno estremo. Per condurre un'operazione di questo tipo abbiamo bisogno di un sistema di importazione di merci e, soprattutto, di materiale di costruzione che sia molto vasto, molto prevedibile e molto a lungo termine per poter cominciare a ricostruire - ad esempio - le 100 scuole che pensiamo debbano essere ricostruite o costruite a Gaza. Abbiamo quindi bisogno di trasportare migliaia e migliaia di tonnellate di cemento: se non c’è un sistema che ci garantisca questa possibilità, anche se abbiamo il via libera alla ricostruzione, non possiamo metterla in atto.

 

D. - Il materiale da ricostruzione è visto da Israele come un materiale potenzialmente pericoloso. C’è una lista sui prodotti che possono entrare a Gaza?

 

R. - Sì, certo. Noi capiamo perfettamente le preoccupazione di ordine di sicurezza di Israele, ma bisogna anche che Israele capisca che una Striscia di Gaza abbandonata, marginalizzata ed isolata è più pericolosa per la sua sicurezza che lasciar passare tonnellate di cemento che vengono gestite da organizzazione come la nostra, che sanno come gestirle e che hanno sistemi di controllo comprovati anche dallo Stato di Israele. Ci vuole una lista, in realtà, delle cose proibite e non delle cose permesse. Adesso abbiamo la lista dei prodotti permessi, che è una lista cortissima di 116 prodotti e che varia continuamente, ma è e rimane sempre molto ristretta. Quello che abbiamo detto agli israeliani: “Identificate le cose che assolutamente non volete che siano portate, così tutto il resto può essere portato!”.








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