Attesa per un alleggerimento del blocco a Gaza. L'Unrwa: è ora di cambiare rotta
In Medio Oriente si attende una decisione del governo israeliano sulla possibilità
di allentare il blocco su Gaza, dopo il pressing della Comunità internazionale a seguito
dell’attacco alla flottiglia carica di aiuti umanitari, avvenuto lo scorso 31 maggio.
Francesca Sabatinelli ha intervistato Filippo Grandi, commissario generale
dell’Unrwa, agenzia dell’Onu per l’assistenza e il lavoro ai rifugiati palestinesi:
R.
- Da anni stiamo dicendo che questo blocco non solo è inutile ed assurdo, ma anche
profondamente ingiusto verso la popolazione civile di Gaza. Certo, quello che ha provocato
questa situazione è stata una tragedia, ovvero l’attacco alla cosiddetta flotta umanitaria.
Ma speriamo ora che almeno dalla tragedia possa nascere l’opportunità - finalmente
- di cambiare politica, come molti stanno affermando negli ultimi giorni e anche come
molti israeliani stanno dicendo. E’ una decisione lungamente attesa. Speriamo possa
intervenire nei prossimi giorni.
D. - Questo potrebbe risolvere la
situazione o almeno parte della situazione degli abitanti?
R.
- La situazione può essere risolta solo se il blocco soprattutto terrestre è levato
in modo sostanziale. Posso parlare della mia agenzia, l’Unrwa, che ha il programma
molto ambizioso di ricostruzione di case, scuole, centri sanitari, costruzioni e ricostruzione
di cui Gaza ha un bisogno estremo. Per condurre un'operazione di questo tipo abbiamo
bisogno di un sistema di importazione di merci e, soprattutto, di materiale di costruzione
che sia molto vasto, molto prevedibile e molto a lungo termine per poter cominciare
a ricostruire - ad esempio - le 100 scuole che pensiamo debbano essere ricostruite
o costruite a Gaza. Abbiamo quindi bisogno di trasportare migliaia e migliaia di tonnellate
di cemento: se non c’è un sistema che ci garantisca questa possibilità, anche se abbiamo
il via libera alla ricostruzione, non possiamo metterla in atto.
D.
- Il materiale da ricostruzione è visto da Israele come un materiale potenzialmente
pericoloso. C’è una lista sui prodotti che possono entrare a Gaza?
R.
- Sì, certo. Noi capiamo perfettamente le preoccupazione di ordine di sicurezza di
Israele, ma bisogna anche che Israele capisca che una Striscia di Gaza abbandonata,
marginalizzata ed isolata è più pericolosa per la sua sicurezza che lasciar passare
tonnellate di cemento che vengono gestite da organizzazione come la nostra, che sanno
come gestirle e che hanno sistemi di controllo comprovati anche dallo Stato di Israele.
Ci vuole una lista, in realtà, delle cose proibite e non delle cose permesse. Adesso
abbiamo la lista dei prodotti permessi, che è una lista cortissima di 116 prodotti
e che varia continuamente, ma è e rimane sempre molto ristretta. Quello che abbiamo
detto agli israeliani: “Identificate le cose che assolutamente non volete che siano
portate, così tutto il resto può essere portato!”.