2010-06-16 15:04:27

Amnesty international ai vertici israeliani: stop alle demolizioni di case palestinesi


Amnesty International ha lanciato un appello alle autorità israeliane perché pongano fine alle demolizioni delle case, evitando che migliaia di palestinesi vivano ogni giorno nel timore di uno sgombero. La richiesta dell’organizzazione umanitaria fa leva su un nuovo documento pubblicato dall’Onu, “La demolizione delle case palestinesi da parte di Israele”, che rivela la dimensione della distruzione delle abitazioni e di altre strutture nei Territori palestinesi occupati, in quanto considerate "costruzioni illegali". Secondo le Nazioni Unite, nel 2009 oltre 600 palestinesi (più della metà dei quali bambini) sono rimasti senza tetto dopo che le forze israeliane avevano demolito le loro abitazioni. “Ai palestinesi che vivono sotto l’occupazione israeliana vengono imposte restrizioni talmente rigide su cosa e dove costruire, da essere equiparate a violazioni del diritto a un alloggio adeguato”, ha dichiarato Philip Luther, vicedirettore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty international. “Nella maggior parte dei casi – prosegue l’esponente di Amnesty – le persone si vedono negare il permesso di edificazione da parte di Israele, talora al termine di procedure lunghe, costose e burocratiche. Così, non hanno molta altra scelta se non andare avanti senza permesso, consapevoli che ciò che hanno costruito potrà presto essere abbattuto dai bulldozer israeliani”. Le demolizioni vengono generalmente eseguite senza alcun preavviso della data e dunque senza alcuna possibilità per i residenti palestinesi di salvare i loro beni o cercare un’altra sistemazione. Si calcola che gli ordini di demolizione da eseguire siano 4800. Sulla base della legge israeliana, le famiglie sgomberate non hanno titolo a un alloggio adeguato o a un risarcimento. Questo significa che molte di esse si troverebbero senza casa e nella miseria, se non potessero contare su parenti, amici e organizzazioni di solidarietà. Oltre alle case, che sono le strutture più colpite dalle demolizioni, sono state raggiunte dalle ordinanze di demolizione israeliane anche scuole, ospedali, strade, cisterne per l’acqua, piloni dell’elettricità, capannoni e stalle. Nel comunicato diffuso da Amnesty international, viene citato il caso del piccolo villaggio di Khirbet Tana, nella valle del Giordano, i cui abitanti hanno dovuto ricostruire le loro case due volte in cinque anni. Nel 2005, le autorità israeliane avevano demolito la scuola del villaggio e alcune case, stalle e cisterne per l’acqua. Dopo la ricostruzione, il 10 gennaio di quest’anno le forze israeliane sono ritornate e hanno demolito 100 case (lasciando 34 bambini senza tetto), di nuovo la scuola e 12 recinti per pecore e capre, la principale risorsa del villaggio. Amnesty international chiede dunque alle autorità israeliane di porre immediatamente fine a tutte le demolizioni nei Territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme Est, di trasferire alle comunità locali palestinesi la responsabilità delle politiche e dei regolamenti riguardanti i piani edilizi e la costruzione degli alloggi, nonché di fermare la costruzione e l’espansione degli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi occupati, come primo passo verso lo spostamento dei civili israeliani che vivono in quegli insediamenti. (M.G.)








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