La catena di suicidi nelle carceri italiane. Gonnella di Antigone: servono sanzioni
alternative
Ancora suicidi nelle carceri italiane. Sabato scorso, due detenuti si sono tolti la
vita: uno a Milano e uno a Lecce. Salgono così a 31 i carcerati che si sono uccisi
nel 2010. Sulle cause di questi sucidi, Debora Donnini ha sentito Patrizio
Gonnella, presidente di Antigone, associazione per i diritti e le garanzie nel
sistema penale.
R.
- Non è facile trovare una linea comune che ne spieghi le ragioni perché ci si suicida
nelle carceri in attesa di giudizio, nelle carceri con condanna già scontata o parzialmente
scontata… Detto che non è facile identificare un nesso diretto fra il sovraffollamento
e il numero aumentato dei suicidi, un elemento invece va detto: ossia che il sovraffollamento
comporta una trasformazione del detenuto da persona con diritti, fatiche, problemi,
doveri, in numero. Dovremmo, probabilmente, tutti insieme rivedere questo brutto passaggio
che non è avvenuto negli ultimi due anni ma negli ultimi 15-20, nei quali abbiamo
pensato che dovessimo delegare al carcere il contenimento dei problemi sociali.
D.
- Secondo voi, sarebbe importante per i reati minori introdurre sanzioni alternative
alla detenzione?
R. - E’ la via maestra. La via maestra
non è quella adesso di prendere misure di emergenza di tipo “clemenziale” come l’indulto
o l’amnistia. Ne abbiamo già fatto uso in passato e abbiamo visto che risolvono il
problema nell’immediato, ma poi il problema si ripropone. Bisogna evitare che entrino
nuove persone nel circuito carcerario e questo si deve fare avendo il coraggio di
individuare sanzioni differenziate.
D. - Tra l’altro,
per una persona che esce dal carcere quanto è difficile reinserirsi socialmente?
R.
– E’ difficilissimo. Immaginate che se questo è difficile per una persona libera e
ben inserita, immaginate cos’è per una persona che viene da strati sociali molto bassi
e che ha incontrato il carcere nella sua storia. Per questo, cerchiamo di usare il
carcere il meno possibile. Qui si tratta semplicemente, in questa fase, di ritornare
alla legalità e laddove la legalità penitenziaria include il concetto di trattamento
rieducativo di umanità. Sono i due pilastri della nostra costituzione.