2010-06-14 15:36:31

La catena di suicidi nelle carceri italiane. Gonnella di Antigone: servono sanzioni alternative


Ancora suicidi nelle carceri italiane. Sabato scorso, due detenuti si sono tolti la vita: uno a Milano e uno a Lecce. Salgono così a 31 i carcerati che si sono uccisi nel 2010. Sulle cause di questi sucidi, Debora Donnini ha sentito Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale.RealAudioMP3

 

R. - Non è facile trovare una linea comune che ne spieghi le ragioni perché ci si suicida nelle carceri in attesa di giudizio, nelle carceri con condanna già scontata o parzialmente scontata… Detto che non è facile identificare un nesso diretto fra il sovraffollamento e il numero aumentato dei suicidi, un elemento invece va detto: ossia che il sovraffollamento comporta una trasformazione del detenuto da persona con diritti, fatiche, problemi, doveri, in numero. Dovremmo, probabilmente, tutti insieme rivedere questo brutto passaggio che non è avvenuto negli ultimi due anni ma negli ultimi 15-20, nei quali abbiamo pensato che dovessimo delegare al carcere il contenimento dei problemi sociali.

 

D. - Secondo voi, sarebbe importante per i reati minori introdurre sanzioni alternative alla detenzione?

 

R. - E’ la via maestra. La via maestra non è quella adesso di prendere misure di emergenza di tipo “clemenziale” come l’indulto o l’amnistia. Ne abbiamo già fatto uso in passato e abbiamo visto che risolvono il problema nell’immediato, ma poi il problema si ripropone. Bisogna evitare che entrino nuove persone nel circuito carcerario e questo si deve fare avendo il coraggio di individuare sanzioni differenziate.

 

D. - Tra l’altro, per una persona che esce dal carcere quanto è difficile reinserirsi socialmente?

 

R. – E’ difficilissimo. Immaginate che se questo è difficile per una persona libera e ben inserita, immaginate cos’è per una persona che viene da strati sociali molto bassi e che ha incontrato il carcere nella sua storia. Per questo, cerchiamo di usare il carcere il meno possibile. Qui si tratta semplicemente, in questa fase, di ritornare alla legalità e laddove la legalità penitenziaria include il concetto di trattamento rieducativo di umanità. Sono i due pilastri della nostra costituzione.








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