Burundi: l'opera di mediazione della Chiesa nella crisi politica del Paese
“La situazione è tesa ma c’è ancora volontà di tutte le parti per trovare una soluzione
alla crisi politica” dice all’agenzia Fides una fonte della Chiesa locale, da Bujumbura,
capitale del Burundi, dove una serie di attentati ha innalzato la tensione legata
alla crisi politica, esplosa dopo che i partiti dell’opposizione hanno rifiutato di
partecipare alle prossime elezioni. Il 12 giugno, in una serie di attacchi con lanci
di granate, sette persone sono rimaste ferite a Bujumbura. In diverse località del
Paese, inoltre, ignoti hanno incendiato gli uffici elettorali del Consiglio Nazionale
per la Difesa della Democrazia (Cndd), il partito al potere. Il 24 maggio si sono
tenute le elezioni comunali, vinte dal Cndd del Presidente Pierre Nkurunziza. I partiti
dell’opposizione contestano i risultati elettorali e per protesta hanno deciso di
non partecipare alle prossime elezioni. Le elezioni presidenziali si terranno il 28
giugno e quelle legislative il 23 e il 28 luglio. “Non è facile attribuire le responsabilità
di questi atti di violenza, si spera comunque che si tratti di azioni isolate di gruppi
di estremisti che non hanno presa sulla popolazione” commenta la fonte di Fides che
per motivi di sicurezza non desidera essere citata per nome. “Entro 15 giorni devono
essere presentate le liste elettorali per le elezioni parlamentari. Si sta lavorando
per convincere l’opposizione a partecipare alla competizione elettorale. Anche la
Chiesa sta svolgendo una preziosa e discreta opera di mediazione. Pensiamo che i margini
per una trattativa vi siano ancora. Un fatto positivo è che tutte le forze politiche,
di maggioranza e di opposizione, hanno rifiutato ufficialmente di ricorrere alla violenza,
anche perché la popolazione è decisamente contraria ad una nuova guerra civile, dopo
anni di violenze e di lutti” conclude la fonte di Fides. Dopo anni di guerra civile
(scoppiata nel 1993), il Burundi gode di una pace relativa, da quando, nell’aprile
2009, le Fnl (Forze Nazionali di Liberazione), l’ultimo gruppo ribelle ancora in attività,
hanno deposto le armi. (R.P.)