2010-06-13 13:24:28

La Chiesa ha due nuovi Beati: il primo laico giornalista spagnolo, Manuel Lozano Garrido, e un martire sloveno, Alojzij Grodze


La Chiesa slovena ha da oggi un giovane martire elevato agli onori degli altari, il Beato Alojzij Grodze. E’ stato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, a presiedere il rito nella città di Celje, al culmine del Congresso eucaristico nazionale sloveno. Ieri sera a Linares, in Spagna, era stato l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi a beatificare il primo laico giornalista spagnolo, Manuel Lozano Garrido. Su due avvenimenti, il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

 

Morire atrocemente a nemmeno 20 anni, senza nessun’altra “colpa” che l’essere un cristiano con la schiena dritta, che si rifiuta di mentire per salvarsi la vita e che porta in tasca il Messale in latino, la “Sequela di Cristo” di Tommaso da Kempis e alcuni santini con la Madonna di Fatima. E’ tutto ciò che trovano indosso a Alojzij Grodze, in quel triste gennaio del 1943, i partigiani che lo bloccano, interrogano, torturano e poi finiscono brutalmente, buttandone via il corpo. Muore in questo modo il ragazzo, da sempre devoto della Madonna e convinto del ruolo che l’Azione cattolica, in cui milita, può giocare nella società. Muore a Mirna, un villaggio che è uno dei tanti focolai dove l’odio dei miliziani che combattono il nazifascismo trova sfogo anche contro nemici “inventati”. Ma Alojzij Grodze era anche un grande devoto dell’Eucaristia, che chiamava “il sole della mia vita”. Lo ha ricordato il cardinale Bertone nell’omelia della Messa di Beatificazione celebrata allo stadio di Celje. “Guardando bene – ha proseguito – alla storia della Chiesa in Slovenia, in particolare alle violente persecuzioni che ha subito nell’ultimo secolo – pensiamo ai periodi dell’occupazione straniera, della guerra civile e del regime ateo – vediamo come l’Eucaristia sia stata, per il popolo di Dio, il principale punto di riferimento dove trovare sostegno, forza e consolazione”.

 

Una storia di fede che non è cambiata. “Dalla Santa Messa – ha affermato il cardinale Bertone – anche la Chiesa pellegrina in Slovenia attinge ispirazione e forza per poter testimoniare efficacemente la fede nel mondo scristianizzato di oggi”. E attraverso il Congresso eucaristico celebrato in Slovenia, ha concluso il cardinale Bertone, “ogni cristiano è richiamato ad una rinnovata fedeltà alla partecipazione domenicale all’Eucaristia”, fonte “di sempre nuove energie per un generoso esercizio della carità e della solidarietà con quanti sono nel bisogno”.

 

Per Manuel Lozano Garrido, il martirio è stato invece quello di una inesorabile malattia invalidante. Mons. Angelo Amato, che ieri sera a Linares ha proclamato Beato questa importante figura di intellettuale spagnolo, primo giornalista a salire agli altari, ha rammentato la paralisi che minò il fisico del giovane Manuel, che da ragazzo dinamico, pronto a portare di nascosto l’Eucaristia a gruppi di fedeli durante la persecuzione religiosa in Spagna, si trova a vivere “il martirio dell’immobilità”, cui più tardi si aggiunge la cecità completa. Una prova tremenda che non spegne né il sorriso, né la fede, né la voglia di lavorare in colui che tutti familiarmente chiamano “Lolo”. “Il suo sacrificio era ora completo”, ha detto mons. Amato all’omelia di Beatificazione. “Lolo diventa il sacramento del dolore, come lo definì un sacerdote, convertendo la sua sofferenza in azione missionaria. Anche se ascoltava il battito del mondo, ormai non vedeva altro che Dio”. E “da questa scuola di dolore e di fede – ha osservato ancora – attinse la forza per scrivere nove libri e più di trecento articoli, apparsi in riviste e giornali nazionali e locali”, molti dei quali sono un distillato di sapienza cristiana.

 

“I santi – ha concluso mons. Amato – si formano sull’incudine dell’immolazione. Il dolore è una chiamata per tutti ad alzare lo sguardo al cielo, da dove viene il nostro aiuto. In una società edonistica come la nostra, che non vede il dolore e non lo sa valutare, il Beato Lolo ci invita ad aprire gli occhi e a vedere le mille sofferenze del nostro prossimo” e “ci invita a dare amore, perché Dio ha un solo nome, che è Amore”.








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