2010-06-12 08:02:19

Iran: si temono violenze ad un anno dalla rielezione di Ahmadinejad


Cresce il pericolo di nuove violenze in Iran in occasione del primo anniversario della rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad. I principali leader dell’opposizione, Hossein Moussavi e Mehdi Karoubi, hanno tuttavia dichiarato che non prenderanno parte alle proteste per la mancanza di sicurezza nel Paese. Intanto, da Pechino il presidente iraniano Ahmadinejad torna a sfidare la comunità internazionale dopo le nuove sanzioni dell'Onu. Su questa complessa situazione internazionale, Stefano Leszczynski ha intervistato Antonello Sacchetti, giornalista esperto di questioni iraniane: RealAudioMP3
 
R. - L’opposizione si prepara a scendere in piazza, anche se in realtà il permesso è stato negato dalle autorità. Le ultime notizie davano anche un ripensamento da parte di Moussavi e Karoubi. E’ poco probabile al momento che ci saranno cortei o grandi assembramenti, proprio perché - ricordiamolo - in questi ultimi giorni la repressione si è abbattuta in modo molto violento. Ogni volta che ci sono state occasioni di questo tipo, in genere si sono anche concentrate delle esecuzioni capitali. E’ una sorta di avvertimento, di monito rivolto alla popolazione.
 
 
 
D. - Non c’è, quindi, la possibilità che le sanzioni che sono state adottate dalla Comunità internazionale contro l’Iran risveglino un forte clima anti-Ahmadinejad, almeno senza la presenza di una leadership politica…
 
 
 
R. - Queste sanzioni non vanno che ad aggravare la situazione economica interna iraniana, mentre dal punto di vista politico rafforzano Ahmadinejad, non lo indeboliscono. In questi giorni si è parlato soprattutto di questo e quindi l’attenzione sulla situazione interna è andata per forza di cose scemando.
 
 
 
D. - Allo stesso tempo, però, spicca in questo contesto l’atteggiamento un po’ ondivago della Russia che, da un lato, si è dimostrata morbida per quanto riguarda il discorso delle sanzioni e allo stesso tempo, ha confermato la consegna dei missili che erano stati ordinati da Teheran….
 
 
 
R. - Questo è una specie di valzer geopolitico. Abbiamo visto Russia e Cina votare a favore delle sanzioni e quindi - diciamo - con una posizione anti iraniana, mentre fino a qualche mese fa erano gli "amici migliori" dell’Iran. Hanno votato, invece, contro le sanzioni un membro della Nato come la Turchia, che è storicamente un rivale dell’Iran, e il Brasile. In gioco ci sono tante cose. Nella posizione della Russia c’è sicuramente una rivalità con l’Iran da un punto di vista energetico: tutto passa attraverso una serie di accordi riguardo ai nuovi gasdotti che sono in fase di realizzazione e in cui la Turchia sta cercando un accordo strategico con l’Iran. In questo l’asse turco-iraniano sarebbe competitivo nei confronti della Russia e questo la Russia non lo vede di buon occhio. Dall’altra parte, però, è anche vero che la Russia non può nemmeno per ragioni strategiche accettare al cento per cento di appiattirsi su una posizione americana.
 
E il premier russo Vladimir Putin, in visita a Parigi, frena sulla consegna all’Iran dei missili S-300, che Teheran chiede, nonostante le nuove sanzioni dell'Onu. A riferire che la consegna è stata ''congelata'' è stato lo stesso Sarkozy, congratulandosi con il Cremlino per la coraggiosa decisione. Da Parigi, Francesca Pierantozzi: RealAudioMP3







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