2010-06-12 14:51:51

Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile


Incentivare la protezione sociale, l’occupazione giovanile e il diritto all’istruzione nei Paesi economicamente meno sviluppati. È l’appello del Cesvi-Cooperazione e Sviluppo e dell’Unicef in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Secondo i dati relativi al 2010 dell’Organizzazione internazionale per il lavoro (Ilo), nel mondo sono 215 milioni i minori, tra i 5 e i 17 anni, sfruttati in vario modo. Il servizio di Alessandra De Gaetano:RealAudioMP3

 

Venduti, sfruttati sessualmente, obbligati a spacciare droga, costretti a combattere in conflitti spesso dimenticati e - quando va bene - impiegati senza regole nel lavoro nero. Una vera e propria piaga, contro la quale urgono azioni concrete per eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016: obiettivo stabilito nel piano di azione globale alla conferenza de l’Aja. Ma quali sono le misure da mettere in atto per raggiungere questo traguardo? Il commento di Roberto Salvan, direttore di Unicef Italia:

  

“E’ ovvio che per rispondere in modo serio ed efficace, è necessario investire di più sull’istruzione, perché questo è l’unico valore aggiunto che ogni Paese può dare alla crescita delle nuove generazioni e per dar valore al futuro. Senza investire nell’istruzione, il Paese inevitabilmente si impoverisce”.

  

Il dramma dello sfruttamento del lavoro minorile coinvolge soprattutto i Paesi in via di sviluppo e nell’Africa sub-sahariana è in aumento. Pur se dalle stime dell’Ilo, si registra un calo del 3% del fenomeno a livello mondiale tra il 2004 e il 2008, desta invece preoccupazione il dato di 115 milioni di bambini, esposti alle peggiori forme di sfruttamento. Ancora Roberto Salvan:

  

“Il traguardo per eliminare le forme peggiori di lavoro minorile è quello del 2016. La Comunità internazionale deve superare quelli che sono gli Obiettivi di sviluppo del millennio del 2015 e lavorare su alcune politiche, come quella dell’istruzione e questo soprattutto in Africa, dove c’è almeno il 70 per cento dei bambini che a livello globale non vanno a scuola. Vanno poi protetti i bambini che sono rimasti soli e che sono sieropositivi, non hanno più i genitori e vivono in famiglie numerose e sono quindi costretti a vivere per strada”.

  

Secondo le stime pubblicate in questi giorni da "Save the Children", in Italia sono circa mezzo milione i bambini lavoratori, con meno di 15 anni. Intanto, il dato che emerge dal coro unanime delle Ong è la necessità di stanziare risorse per garantire ai minori di tutto il mondo il diritto all’istruzione. Stefano Piziali, portavoce del Cesvi:

  

“Sappiamo tutti che la soluzione è l’istruzione, che la soluzione è fare in modo che i bambini che sono a scuola, non la abbandonino. Trovare risorse per l'istruzione è possibile e noi chiediamo all’Unione Europea, che è il principale donatore a livello globale - quasi il 60 per cento degli aiuti in tutto il mondo vengono dall’Ue - di rispettare il suo impegno e di fare in modo che almeno il 20 per cento delle sue risorse di aiuti allo sviluppo vadano alla salute di base e all’educazione di base”.








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