Cuba: presto la prima liberazione di un detenuto politico per motivi di salute
A Cuba, un detenuto politico, in prigione da anni, sarà presto liberato per motivi
di salute. Lo ha reso noto, attraverso un comunicato diffuso in queste ore, il cardinale
arcivescovo dell’Avana, Jaime Ortega, dopo essere stato informato dalle autorità dell’isola.
Altri sei prigionieri per reati d’opinione saranno invece trasferiti nelle loro province
d’origine, vicino ai familiari. Ma qual è il valore di questa notizia? Eugenio
Bonanata lo ha chiesto a Luis Badilla, nostro collega ed esperto di questioni
latino americane:
R.
- La novità è fondamentale. E’ vero che continua il processo tramite il quale molti
di questi prigionieri politici saranno trasferiti in luoghi più opportuni per essere
assistiti, ma la cosa importante è che, per la prima volta, un detenuto politico,
un dissidente, viene liberato definitivamente e va ad aggiungersi agli altri 20 detenuti
politici e al primo gruppo di 75 - tutti arrestati nel 2003 - che godono di una condizione
giuridica che a Cuba si chiama “licentia extrapenal”. In Italia si chiamerebbe "arresti
domiciliari". In questo caso, però, si tratta di una liberazione e ciò è fondamentale.
D.
- Il dialogo fra Chiesa e governo cubano si rileva non solo necessario ma anche efficace…
R.
- Penso di sì. Ci sono state alcune critiche nei confronti della Chiesa, perché si
temeva che potesse essere “utilizzata” da parte delle autorità governative e invece
non è così. Le conversazioni fra la Chiesa ed il governo sono state oneste e sincere,
hanno coinvolto diversi argomenti di carattere nazionale e internazionale, nello specifico
quello dei prigionieri. I fatti di queste ultime tre settimane dimostrano che questo
dialogo non era solo necessario ma si sta rivelando molto efficace per l’interesse
generale del popolo cubano. Non per l’interesse della Chiesa, ma per il futuro della
nazione cubana.
D. - Tra qualche giorno l’arrivo a Cuba
di mons. Mamberti. Che significato assume questa visita?
R.
- Va precisato subito, per evitare confusioni, che la visita di mons. Mamberti - che
è molto importante - non c’entra nulla con quello che sta accadendo a Cuba in questo
momento, nel senso che lui non va a Cuba per questa situazione. Si tratta di una visita,
la sua, programmata da tantissimo tempo: mons. Mamberti va lì come ospite della Chiesa
cubana per inaugurare la Settimana sociale, che è un evento ecclesiale di grande trascendenza
e questo coincide, tra l’altro, con il fatto che in questi giorni si ricordano i 75
anni dei rapporti diplomatici ininterrotti fra Cuba e la Santa Sede.