Uzbekistan: condannati alla prigionia senza prove cristiani e musulmani
In Uzbekistan continua l’escalation di sanzioni e incarcerazioni di fedeli cristiani
e musulmani. Il governo, secondo quanto riporta l’agenzia 'Forum 18', oltre a condannare
con false accuse semplici credenti a motivo della loro fede, minaccia di confiscare
una chiesa registrata nella capitale. Il provvedimento verrà preso se i fedeli non
smetteranno di lamentarsi per arresti, multe e detenzioni. La Corte regionale di Tashkent,
il 27 maggio, ha emesso poi condanne fino a sei anni di prigione per 19 musulmani
accusati di varie violazioni del Codice penale. Secondo Surat Ikramov, attivista per
la difesa dei diritti umani, “la Corte non ha provato la colpevolezza degli imputati”.
Nessuno di loro – sottolinea AsiaNews – si è dichiarato colpevole. Lo scorso 31 maggio
altri 10 musulmani sono inoltre stati condannati a 5 o sei anni di carcere per aver
“creato, guidato o partecipato a organizzazioni religiose estremiste, separatiste,
fondamentaliste o vietate”. Ancora una volta i capi di imputazione non sono stati
provati. Nel Paese asiatico non sono solo i musulmani ad essere colpiti da provvedimenti
restrittivi. Anche Artur Avanesyan, Vyacheslav Dechkov e Bahodyr Adambaev, membri
della Chiesa protestante di Cristo a Tashkent, sono stati imprigionati per 15 giorni.
A causa delle insistenti lamentele di diversi cristiani, la Commissione per gli Affari
Religiosi ha minacciato infine di confiscare le chiese e di impedire le celebrazioni.
(A.L.)