Pakistan: i cristiani ancora vittime di attacchi degli integralisti islamici
Continuano i casi di persecuzione a sfondo confessionale in Pakistan, nazione a larga
maggioranza islamica in cui le minoranze religiose sono spesso vittime di abusi e
violenze. A Sahiwal, nel Punjab - riferisce l'agenzia AsiaNews - un gruppo di 14 musulmani
ha attaccato il 3 giugno scorso un pastore protestante e la moglie, in attesa di un
bambino. Secondo International Christian Concern (Icc), alla base dell’attacco l’accusa
di “evangelizzare” rivolta a Mumtaz Masih, pastore della Full Gospel Church of Pakistan
e alla moglie Noreen. Jonathan Racho, responsabile Icc per l’Asia del sud, condanna
con forza “le violenze contro il pastore Mumtaz e la sua famiglia”. Egli aggiunge
che i cristiani pakistani sono vittime di assalti “perché esprimono la loro fede in
Cristo”, ma i fedeli desiderano rimanere “con determinazione” nella loro terra d’origine
“nonostante le persecuzioni”. Inoltre, nel distretto di Khanewal, sempre nel Punjab,
il capo di un villaggio a maggioranza musulmana ha ordinato a 250 famiglie cristiane
di lasciare la zona, perché “denunciavano con troppo vigore violenze sessuali di musulmani
verso donne e ragazze”. La maggior parte dei cristiani della zona lavora nei campi
di proprietà dei musulmani e le donne come domestiche nelle abitazioni. Gli abusi
sarebbero avvenuti all’interno delle case, con cadenza “quotidiana”. Infine nella
cittadina di Gulshan-e-Iqbal, sobborgo di Karachi (Sindh), due coppie di cristiani
devono rispondere dell’accusa di blasfemia. Una folla di musulmani ha rovistato nella
spazzatura dei quattro, affermando di aver trovato pagine del Corano stracciate. Il
giudice ha emesso un mandato di cattura e la polizia ha iniziato le ricerche. Le due
coppie di cristiani hanno abbandonato la casa in affitto e sono tuttora latitanti.
Fonti cristiane denunciano che gli agenti hanno minacciato i parenti, perché rivelino
il luogo in cui i quattro sono nascosti. Per il reato di blasfemia in Pakistan si
rischia la pena di morteo l’ergastolo. (R.P.)