2010-06-10 14:45:54

Pakistan: i cristiani ancora vittime di attacchi degli integralisti islamici


Continuano i casi di persecuzione a sfondo confessionale in Pakistan, nazione a larga maggioranza islamica in cui le minoranze religiose sono spesso vittime di abusi e violenze. A Sahiwal, nel Punjab - riferisce l'agenzia AsiaNews - un gruppo di 14 musulmani ha attaccato il 3 giugno scorso un pastore protestante e la moglie, in attesa di un bambino. Secondo International Christian Concern (Icc), alla base dell’attacco l’accusa di “evangelizzare” rivolta a Mumtaz Masih, pastore della Full Gospel Church of Pakistan e alla moglie Noreen. Jonathan Racho, responsabile Icc per l’Asia del sud, condanna con forza “le violenze contro il pastore Mumtaz e la sua famiglia”. Egli aggiunge che i cristiani pakistani sono vittime di assalti “perché esprimono la loro fede in Cristo”, ma i fedeli desiderano rimanere “con determinazione” nella loro terra d’origine “nonostante le persecuzioni”. Inoltre, nel distretto di Khanewal, sempre nel Punjab, il capo di un villaggio a maggioranza musulmana ha ordinato a 250 famiglie cristiane di lasciare la zona, perché “denunciavano con troppo vigore violenze sessuali di musulmani verso donne e ragazze”. La maggior parte dei cristiani della zona lavora nei campi di proprietà dei musulmani e le donne come domestiche nelle abitazioni. Gli abusi sarebbero avvenuti all’interno delle case, con cadenza “quotidiana”. Infine nella cittadina di Gulshan-e-Iqbal, sobborgo di Karachi (Sindh), due coppie di cristiani devono rispondere dell’accusa di blasfemia. Una folla di musulmani ha rovistato nella spazzatura dei quattro, affermando di aver trovato pagine del Corano stracciate. Il giudice ha emesso un mandato di cattura e la polizia ha iniziato le ricerche. Le due coppie di cristiani hanno abbandonato la casa in affitto e sono tuttora latitanti. Fonti cristiane denunciano che gli agenti hanno minacciato i parenti, perché rivelino il luogo in cui i quattro sono nascosti. Per il reato di blasfemia in Pakistan si rischia la pena di morteo l’ergastolo. (R.P.)








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